Milano, 23 aprile 2013 - Serravalle, la Corte dei Conti chiede a Filippo Penati di difendersi sull’operazione di acquisto dell’autostrada. E ipotizza un danno erariale di 80 milioni. «Ho appreso con grande stupore - afferma l’ex presidente della Provincia di Milano ora indagato per il Sistema Sesto (per cui andrà a giudizio il 13 maggio) - che sarebbero in corso di notifica da parte della Corte dei Conti a me e ai componenti della giunta provinciale dell’epoca gli inviti a dedurre sull’acquisto del 15% delle azioni della Serravalle dal gruppo Gavio, nel luglio 2005. È la prima volta che la Corte aspetta otto anni per conoscere le ragioni delle persone soggette ad indagine».
Il fascicolo è aperto da tempo, e il 28 luglio 2011 vennero rese pubbliche le conclusioni dei periti nominati dalla Procura della Repubblica di Milano, Villa e Cattaneo, in cui (dice Penati) «si stabiliva che il prezzo di acquisto del 15% del pacchetto azionario della Milano Serravalle poteva considerarsi congruo». Ora torna a sventolare lo spauracchio di un buco di 80 milioni nelle casse dell’erario. «Ma è un grande errore», ribadisce Penati.
Di più, è un’accusa infondata, frutto del «benaltrismo» di cui l’ex presidente della Provincia si sente vittima. «Ogni volta che c’è una scadenza, si creano suggestioni per alzare il livello di suspense sul mio processo - ricostruisce - dimostrerò in aula (nonostante la compravendita delle azioni Serravalle non sia parte del giudizio, ndr) che si tratta di un’ipotesi priva di fondamento». E contrattacca: «Il bando della Provincia di oggi per la cessione del pacchetto parte da una base d’asta di 450 milioni - ricorda Penati - Noi comprammo da Gavio per 238. Se a questa cifra si aggiungono i costi sostenuti nel tempo per le cosiddette azioni storiche il guadagno per il pubblico sarà di svariate decine di milioni. Il contrario di un danno».
Di idee sulla regia dell’ultimo affondo non ne ha. «Tre settimane fa, con la corsa del Quirinale al via, mi attribuirono una dichiarazione sul coinvolgimento di D’Alema nell’operazione, ora che il momento del giudizio per me si avvicina, tornano alla ribalta altre carte. L’istruttoria sul mio conto non è mai finita, eppure le indagini a mio carico sono chiuse da giugno dell’anno scorso».
Con Penati, sarebbero chiamati a rispondere del danno erariale i nove assessori che votarono la delibera del 2005 sull’acquisizione dell’autostrada. L’assicurazione di Palazzo Isimbardi (per danni causati dagli amministratori) coprirebbe fino a 10 milioni. Il resto dovrebbe essere spalmato su di loro: sei milioni a testa.
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