Paderno Dugnano, 15 agosto 2013 - Un semaforo speciale dedicato ai non vedenti. È l’ultimo nato in casa «Lares 2012». La cooperativa, creata da alcuni operai della storica azienda di circuiti stampati fallita nel luglio del 2009, ha già presentato un mini prototipo all’Unione dei Ciechi di Milano. Il progetto è piaciuto. Come il «Flamby», d’altronde, la torcia elettrica per le manifestazioni sportive e le fiaccolate religiose, brevettata insieme a Raffaele Croce, operaio di Parabiago, che aveva deciso di condividere la sua intuizione con i colleghi padernesi. Le ex tute blu continuano a inventare, producono. Ma rischiano di «chiudere». Sembra un paradosso, è la cruda realtà: manca un investitore. Eppure le manifestazioni di interesse ci sono state, eccome. Tant’è che la stessa Diocesi di Milano aveva presentato più volte la storia dei lavoratori Lares come esempio di rinascita, dopo la «batosta» del luglio 2009, quando in 130 si trovarono senza lavoro.

I capannoni di via Roma, completamente rasi al suolo, faranno spazio a nuovi casermoni. Ma un gruppetto di ex operai, dopo anni di battaglie - non a caso il picchetto ai cancelli dell’azienda era stato battezzato «il presidio più lungo d’Italia» - ha cercato di guardare oltre quei cancelli. Recentemente «Lares 2012» è entrata anche a far parte dell’«Isola che c’è - EnergiComo», la rete comasca di economia solidale, una sorta di incubatore per imprese che si occupano di energia sostenibile.

«Abbiamo anche creato cinque progetti in meno di un anno», ricorda Leonardo Beltrame. Poi la soddisfazione lascia spazio a una nota di amarezza e alla preoccupazione. «Stiamo facendo tantissimo, senza soldi. Abbiamo creato forme, ci siamo dati da fare, abbiamo bussato a tutte le porte e ricevuto tante pacche sulle spalle. Ma adesso è il momento della riflessione: siamo stati operai fino a ieri, ci manca l’aspetto commerciale, anche se le abbiamo provate tutte, e abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a intercettare finanziamenti europei o risorse. Sappiamo lavorare, quello sì». Ma non basta a scongiurare la chiusura.

Dopo il crac della «loro» ex ditta (il processo è ancora in corso a Napoli, ndr), il fantasma di un secondo «fallimento». Ancora più doloroso, se possibile. «In questi mesi siamo stati presentati dalla Diocesi come esempio di rinascita — ricordano i lavoratori della cooperativa —. Non vorremmo mai essere citati come esempio di fallimento».

simona.ballatore@ilgiorno.net