Sesto San Giovanni, 24 maggio 2014 - La stangata è stata approvata nel cuore della notte. Dopo ore di discussioni e polemiche, alle tre la maggioranza di centrosinistra ha dato il via libera all’introduzione della Tasi sulla prima casa, con l’aliquota più alta possibile (il 3,3 per mille) e un drastico taglio alle detrazioni: solo 78 euro (non più 200) per le abitazioni con una rendita fino a 800 euro, non più per tutti, e 50 euro per ogni figlio minorenne convivente (entro i 18 anni, dunque, invece che fino a 26).
L’aumento medio si attesta sul 40%: da 5,7 milioni (l’ammontare precedente dell’Imu sulla prima casa) a 8 milioni di euro di gettito nelle casse comunali. Ma quei 2,3 milioni in più sono stati distribuiti in modo estremamente diversificato. Equo per la maggioranza, che ha cercato di tutelare in particolare le fasce medie, solitamente con poche agevolazioni; estremamente iniquo per l’opposizione, che ha cercato di proporre correttivi (bocciati) per le fasce più deboli.
Le tabelle di confronto Imu-Tasi mostrano aumenti che oscillano dall’8% fino a sfiorare il 490%. Chi ha una rendita catastale di 395 euro, ad esempio, e beneficia della detrazione per un figlio, si troverà a pagare sei volte di più: da 15 a 90 euro (75 euro in più). Schizza alle stelle anche la Tasi per chi ha una rendita di 325 euro, senza figli: da 18 a 102 euro (84 euro in più).
Viceversa diminuisce il salasso all’aumentare della rendita. La percentuale più bassa è a quota 800 euro di rendita: da 337 euro di Imu (senza figli) si passa a 365 euro, 28 euro in più che significano l’8 per cento. È l’effetto del drastico taglio alla detrazione sulla prima casa (da 200 a 78 euro) che incide maggiormente sulle rendite più basse. Per lo stesso motivo, se l’Imu si iniziava a pagare solo a partire da 325 euro di rendita (395 in presenza di un figlio), la Tasi inizia a colpire da soglie molto più basse: 170 euro di rendita (315 per chi ha un figlio). La tendenza si inverte nuovamente sopra gli 800 euro (per 5.300 abitazioni): sparisce la detrazione di 78 euro e, chi non ha figli, non gode nemmeno di un euro di sconto. L’aumento oscilla da 13 al 41%, paradossalmente più basso oltre i 1.100euro di rendita.
Non manca di produrre effetti negativi l’abbassamento del limite di età, a 18 anni compiuti, nella detrazione per i figli conviventi. Sono 2.200 i ragazzi ormai maggiorenni, ma ancora sotto i 26 anni, per cui le famiglie non potranno più usufruire dello «sconto» di 50 euro sulla Tasi. Il caso più eclatante riguarda ancora chi ha una rendita di 395 euro: se con l’Imu poteva detrarre 50 euro per un figlio, pagava 15 euro; con la Tasi, senza la stessa detrazione, ne paga 140, quasi dieci volte di più.
Infine, la Tasi è stata applicata solamente sulla prima casa. Per le seconde case (e gli altri immobili) si continuerà a pagare l’Imu, da cui sono esenti – per legge – le case comunali (un migliaio), le Aler (1.500) e quelle di cooperativa a proprietà indivisa (380), che dunque non saranno toccate nemmeno dalla nuova tassa.
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