PATRIZIA LONGO
Archivio

Allarme a Sesto: "Orti annaffiati con acqua contaminata"

La denuncia dell'Associazione Sottocorno per l'area della Bergamella: non basta rispettare i limiti di legge

Gli striscioni di protesta

Gli striscioni di protesta

Sesto San Giovanni (Milano), 29 marzo 2016 - Gli orti della Bergamella saranno annaffiati con l’acqua di prima falda, "condita" però di cromo esavalente, solventi clorurati e nitrati. Tutto regolare, per legge. In barba, però, alla prevenzione. Non a caso a puntare il dito contro il progetto del nuovo parco, a ridosso di Cascina Gatti, è l’Associazione Sottocorno che da anni porta avanti battaglie contro l’elettrosmog e le altre fonti di inquinamento, in un quartiere che ha visto l’esplosione di casi di tumori, malattie del sangue e neurodegenerative. "In mezzo al parco sarà creato dal Consorzio acqua potabile un pozzo di prima falda, poi gestito direttamente dal Comune - spiega Massimiliano Corraini, presidente dell’associazione -. Quel pozzo era stato pensato per innaffiare il parco e il campo Manin, così da non sprecare acqua potabile, ma sarà utilizzato anche per gli orti. Peccato che l’acqua di prima falda sia inquinata, a tal punto che era previsto un consistente piano di bonifica". Il pompaggio e la pulitura dell’acqua di prima falda, per togliere i contaminanti prima che raggiungano anche la seconda falda, sono stati stoppati: progetto impattante e troppi contenziosi con i proprietari delle aree da bonificare che avrebbero dovuto partecipare ai costi.

"Gli inquinanti però non sono mica spariti dall’acqua - rimarca Corraini -. Non basta rispettare eventuali limiti di legge, bisogna agire con il principio di precauzione: la storia qui non insegna nulla, anche l’amianto non era inizialmente fuorilegge, ma si sapeva degli effetti devastanti ben prima che lo diventasse. Il problema è che ci vogliono anni di studi per “certificare” che qualcosa fa male, come le onde elettromagnetiche". Il mancato interramento dell’elettrodotto, che taglierà in due il futuro parco, è il secondo atto d’accusa dell’associazione: "L’operatore che costruisce il complesso residenziale ha messo a disposizione due milioni per la creazione del parco - rimarca Corraini -. Avevamo chiesto che i soldi fossero usati per la bonifica del terreno e una parte per finanziare l’interramento, ma il Comune non ha voluto sentire ragioni: vogliono il parco finito, altrimenti le case non si vendono. Anche sotto l’elettrodotto saranno piantati arbusti: è evidente che non hanno intenzione poi di interrare i cavi, altrimenti non farebbero i lavori". A scontentare è anche il progetto: "È quello fatto e finito sei anni fa, di partecipato non c’è proprio nulla: le nostre osservazioni e proposte sono state solo tempo perso. Tant’è che vogliono fare lo skate park sotto le case, proprio dove non volevamo".