LAURA LANA
Archivio

Sesto, la trasferta romana del vigile ultrà. Dopo i disordini rischia il Daspo

Era con i milanisti accusati del raid. E per Kevin, il 18enne arrestato per gli accoltellamenti, la speranza del Riesame: in questi giorni verranno ascoltati i testimoni indicati dalla difesa

Le telecamere fuori dal bar Jet Lag, scenario dell'assalto

Sesto San Giovanni (Milano), 4 giugno 2016 – Sui pullman della Curva Sud, in trasferta a Roma per la finale di Coppa Italia, c’era anche un vigile del comando di Sesto San Giovanni. La stessa città di Kevin Pirola, il 18enne accusato di tentato omicidio, per aver aggredito una delle due vittime durante il raid al bar Jet Lag. I due si sarebbero trovati proprio sullo stesso mezzo. Per questo l’agente della polizia locale fa parte del gruppo di 70 ultras milanisti finiti sotto la lente di ingrandimento della procura romana. Identificati la notte del blitz, si sono beccati tutti insieme una denuncia a piede libero. Non solo. Perché sulla testa del vigile pende ora un’altra misura. L’uomo, un agente semplice di mezza età, sposato con figli, rischia infatti di essere raggiunto da un provvedimento di Daspo, vale a dire il divieto di accedere alle manifestazioni sportive.

Ed è proprio quest’eventualità che lo avrebbe spinto a raccontare la sua trasferta dietro al Milan all’amministrazione comunale. "Ero anch’io a Roma insieme alla Curva Sud, mi sono trovato davanti a quel bar e potrei essere sotto Daspo", avrebbe rivelato agli uffici. Una dichiarazione che mette le mani avanti. Perché se è vero che, a oggi, la Questura non ha ancora emesso nessun provvedimento, è anche vero che per il comando sestese si porrebbe più di un problema nell’utilizzare il vigile ultras. Primo, non potrebbe più svolgere attività di sicurezza negli stadi e in altre competizioni sportive del territorio. Secondo interrogativo, quello sull’attività di indagine di polizia giudiziaria. Senza contare che il corpo di Sesto, così come quello di Milano, è armato.

Il sindacato Sulpm frena: "L’agente ha agito nella massima trasparenza. E la denuncia è un atto dovuto". Perché tutti i tifosi del pullman, su cui viaggiava Pirola, sarebbero stati indagati: 70 persone, tra le quali anche un’anziana di 64 anni. Lo sottolinea anche l’avvocato Jacopo Cappetta, il legale degli ultras che sta difendendo il ragazzo sestese. "Non abbiamo notizia dell’avvio di procedimenti. Non abbiamo neanche l’emissione del titolo di reato. Le denunce sono scattate da un vizio originario. Cioé, che il mio assistito sia colpevole".

Da quasi due settimane il 18enne Kevin Pirola si trova in carcere, a Regina Coeli. Gianluca Macrì Messineo, l’attore juventino accoltellato, lo scagiona: "Non è stato lui a colpirmi", ha dichiarato alla stampa. Tuttavia, Kevin è accusato di aver aggredito Alessandro Palmieri, l’altro cliente del bar della capitale. Mercoledì mattina è stata convocata l’udienza al Tribunale del Riesame. "Spero che ci siano ulteriori elementi, perché gli atti di cui dispongo sono un po’ scarsini per identificare come colpevole questo ragazzo e tenerlo in carcere – commenta l’avvocato Cappetta -. Le testimonianze rilevanti sono discordanti tra loro e le vittime non sono ancora state sentite".

In queste ore stanno testimoniando i compagni di Kevin, indicati dalla difesa: si tratta delle quattro persone che erano sedute vicino a lui sul pullman. "Come il mio assistito, non sono mai scese dal mezzo e potranno confermarlo". Le deposizioni saranno raccolte fino a lunedì, così da poter diventare materia di discussione al Riesame. Che potrebbe anche riqualificare, ai fini della misura cautelare, la tesi del tentato omicidio, trasformandola in lesioni gravissime e concedendo a quel punto gli arresti domiciliari.