Vervio, 4 luglio 2011 - Lo hanno chiuso in un sacco di plastica e gettato in una scarpata da un’altezza di 20 metri. Così, come fanno gli incivili quando desiderano sbarazzarsi di vecchi oggetti. O meglio sgraditi. Sarebbe dovuto morire in questo modo barbaro un piccolo gattino di pochi mesi. Almeno secondo l’autore (o gli autori) del crudele gesto, avvenuto nei giorni scorsi in quel di Vervio. Ma il micio non è morto. E’ stato salvato da un «angelo a quattrozampe»: un cane lupo a passeggio con la padrona Graziela Forzati, argentina (ma originaria della valle. Il padre è nato a Vervio), nota insegnante di tango.
«All’improvviso il mio cane ha fiutato qualcosa - spiega Graziela -. Non mi ero accorta di nulla. Otto è rimasto incollato al guard-rail con la testa rivolta verso il basso. Guardava immobile nella scarpata verso il minuscolo sacchetto bianco. Non capivo. Poi con uno scatto fulmineo mi è sfuggito. Ha corso velocissimo e io dietro. Si è diretto dritto dritto verso il sacco. E’ stato lì che mi sono accorta che quel sacchetto si muoveva. Qualcosa dentro faceva dei pianti. Mi sono spaventata. Pensavo addirittura potesse essere un neonato. Abbiamo aperto era un micio, l’abbiamo chiamato Zac». Ora Otto e Zac sono diventati inseparabili.
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