Sondrio, 18 giugno 2014 - A distanza di poco meno di due anni dalla barbara uccisione della maestra Loredana Vanoi, colpita a morte nella sua abitazione dal fidanzato lecchese Giuseppe Merlini (che, difeso dall’avvocato Matteo Sergi di Morbegno, pochi giorni fa si è visto dimezzare in Appello a Milano la condanna, ora rideterminata in 15 anni) un altro femminicidio scuote il popoloso quartiere di viale Milano.
L’infermiera sondriese Alba Varisto, 59 anni, un cognome che tradisce origini malenche, per la precisione di Spriana, ma nata a Sondrio e a lungo vissuta nel capoluogo valtellinese, è stata ammazzata in Liguria dal compagno Fabiano Visentini, di 18 anni più giovane.
L’ha massacrata a calci e pugni nella notte fra domenica e lunedì e col cadavere steso sul pavimento nell’abitazione di Pietra Ligure (dove la donna s’era trasferita qualche anno fa), con le pareti sporche di sangue, è rimasto nell’alloggio sino a sera, quando ha allertato il 118 dicendo che la sua convivente era forse spirata dopo un improvviso malore.
Una bugia grossolana davanti agli evidenti ematomi e ai graffi che ricoprivano più parti del corpo della valtellinese. E, sul petto, l’assassino aveva inciso una croce con il coltello. I soccorritori dell’ambulanza non hanno avuto difficoltà a capire che il decesso, in realtà, risaliva a parecchie ore prima, almeno al giorno precedente quello dell’allarme ai soccorsi.
Nella notte del femminicidio i vicini hanno sentito le urla provenienti dall’appartamento del condominio di via Riviera, a poca distanza dalla trafficata Aurelia, in provincia di Savona. Poi, attorno alle 2, è tornato il silenzio e la luce nell’alloggio dell’orrore si è spenta. È probabilmente quella l’ora in cui si è consumato il terribile delitto, forse innescato dall’ennesimo litigio nella coppia. Litigavano per futili motivi Fabiano Visentini e Alba Varisto. Talvolta per il passaporto che lui attendeva per fare un viaggio all’estero, ma soprattutto perchè lei avrebbe giocato molto al videopoker.
«Giocava di continuo al bar sotto casa. Per questo motivo avevamo litigato», così ha raccontato l’assassino ai carabinieri del capitano Morelli della Compagnia carabinieri di Albenga che con i colleghi di Pietra Ligure lo hanno ammenettato conducendolo poi al carcere Sant’Agostino di Savona.
«Quei due litigavano tantissimo». Parola di vicina di casa, Giulia Pistone, che non ha dubbi: «Lei era una brava persona, ma da quando si era separata dal marito era caduta in depressione ed era finita in una clinica a Verona, per farsi curare. E’ lì che ha conosciuto Fabiano. Con me entrambi sono stati molto cordiali. Soprattutto lei. Ma tra loro le cose non andavano. Lui voleva andare all’estero, ma i documenti non arrivavano mai e secondo me ha perso la testa anche per quel motivo. E poi bevevano, bevevano tanto». La vicina racconta altri particolari.
«Nella notte tra domenica e lunedì - riferisce la testimone - ho sentito dei lamenti, poi più nulla. Sentivo rumori provenire dall’alloggio e anche la lavatrice che andava di continuo. Ho evitato di suonare alla loro porta, avevo paura. Lo dico sinceramente». Cognata del parrucchiere Alberto Bellero, con negozio in piazzale Bertacchi a Sondrio, di famiglia numerosa (diverse sorelle e un paio di fratelli), molti sondriesi se la ricordano quando in via Bernina andava a fare visita alla mamma: «Sorridente, allegra. Una bella ragazza, come le sorelle».
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