Sondrio, 11 febbraio 2017 - Il suo nome è Stefano Tognini, ma tutti lo conoscono come «Zef». Ventisei anni, di Castione Andevenno, è fra i maggiori producer della scena rap italiana. Dietro a molti successi si celano le sue basi musicali a cominciare da quella del brano «Ragazzi Fuori» che il rapper Clementino ha portato quest’anno sul palco di Sanremo.
Come si è avvicinato al mondo della musica? "Devo ammettere di aver cominciato quasi per caso. Un amico aveva un programma per pc in grado di realizzare le basi e così ho iniziato quasi per scherzo. Producevo i pezzi per puro divertimento senza pensare ad alcun risvolto professionale. Il tutto veniva confezionato in casa, nella mia cameretta a Castione Andevenno, con grande semplicità. Le cose hanno cominciato «a farsi serie» a partire dal 2010-2011 quando ho passato la mia prima base a un veterano del mestiere come Bassi Maestro. Da lì sono cominciate le prime importanti collaborazioni come quella con Baby K, Vacca e, dal 2013 con il collettivo Roccia Music, fondato da Marracash e dj Shablo".
Avrebbe mai immaginato di lavorare con buona parte della scena rap? "Assolutamente no, ho studiato al Liceo Scientifico e il mio approccio alla musica è stato quasi casuale. A volte sono io a sottoporre agli artisti i miei progetti molte altre, invece, sono loro a chiedermi delle strumentali specifiche. In passato era più una questione di passaparola: producevo una base per qualcuno e qualcun’altro, dopo averla sentita, mi chiedeva «fanne una anche per me!» e si finiva a lavorare insieme. Da quando ho firmato un contratto con Universal Music Publishing invece mi vengono chiesti lavori più specifici e, ovviamente, con una maggiore pianificazione".
Una delle canzoni di Sanremo porta anche la sua firma... "Si tratta del brano «Ragazzi Fuori» di Clementino. Io e Shablo (Pablo Miguel Lombroni Capalbo) abbiamo prodotto la musica mentre Clementino (Clemente Maccaro) e Marracash (Bartolo Fabio Rizzo) sono gli autori del testo. Con Clementino avevo già lavorato a diversi altri progetti fra cui l’arrangiamento di «Don Raffaè», la cover di Fabrizio De Andrè che aveva portato l’anno scorso sul palco dell’Ariston. Diciamo che ormai conosco il suo mondo, perciò riesco a intuire abbastanza facilmente quale sia la strumentale di cui ha bisogno anche in base al suo tipo di scrittura".
Ma che effetto le fa essere arrivato fino al Festival? "Non ci avrei mai pensato, soprattutto considerando il genere di musica che faccio. Con i miei lavori pensavo di essere del tutto fuori contesto a Sanremo. In realtà, negli ultimi anni, si è visto come anche il rap sia stato ben accolto sul palco dell’Ariston. Detto questo devo ammettere che per me è stata una gran bella soddisfazione riuscire a raggiungere un traguardo così importante come quello del Festival di Sanremo".
La lista delle sue produzioni è lunga. Qualche nome? "Come dicevo, tra i miei primi progetti ci sono stati quelli con Baby K e Vacca, ma anche con Guè Pequeno e Marracash per i quali, ad esempio, ho prodotto il brano «Brivido» che ha conquistato la certificazione «Disco di Platino» dalla Fimi. Ho avuto la fortuna di lavorare anche con Pino Daniele, Emis Killa e Neffa, Fred De Palma, Rkomi, Izi, Tormento, Noyz Narcos e Giaime. E di recente ho collaborato anche al disco di Fabri Fibra che dovrebbe uscire quest’anno".
Con chi le piacerebbe collaborare? "Sul fronte rap credo di aver lavorato quasi con tutti gli artisti più importanti, mentre se c’è una cosa che adesso vorrei fare, sarebbe riuscire a instaurare una collaborazione con qualche cantante pop. Per scaramanzia non mi sento di fare un nome in particolare, ma diciamo che mi piacerebbe allargare la rosa degli artisti, in modo da abbracciare anche altri generi musicali in maniera più trasversale".
Qual è il miglior complimento che abbia mai ricevuto? "La cosa che apprezzo di più è sentirmi dire che la musica che faccio è un prodotto originale e non la copia di qualcos’altro già sentito, come troppo spessa capita in certi ambienti. Questo è sicuramente il migliore dei complimenti che io abbia ricevuto da colleghi che stimo e addetti ai lavori ed è la cosa che più mi inorgoglisce nel produrre una strumentale di successo".
E ora vive ancora in Valtellina? "Abito ancora in Valtellina, a Castione Andevenno, ma per lavoro mi sposto spesso su e giù da Milano e nel resto d’Italia. Mi piace molto produrre la mia musica da qui, perchè è una realtà molto tranquilla. Diciamo che in Valle riesco a rimanere ben concentrato sui progetti a cui sto lavorando senza troppe distrazioni o condizionamenti esterni".
Quella del producer è una figura che oggi comincia a emergere... "In effetti nella musica moderna la produzione fa buona parte del pezzo.La base non è più considerata un semplice accompagnamento alle parole di chi canta, ma è parte fondamentale di un brano e contribuisce sicuramente a definirne il carattere. Come per i rapper, oggi, anche quella del produttore può essere considerata una professione a tutti gli effetti".
Un consiglio per chi volesse farne un lavoro? "Il consiglio che do a tutti i giovani o a chi, come me, intraprenda questo tipo di percorso, è quello di trovare la propria via. L’importante è avere un tratto distintivo, qualcosa che renda unici, in modo da non essere la copia di qualcun’altro sicuramente più bravo di te. Copiare il lavoro degli altri in cerca di risultati facili può sembrare la via per il successo, ma non è affatto così".