Motta Visconti (Milano), 17 giugno 2014 - Se chiedi di quello che ha ammazzato sua moglie e i due figli con una coltellata alla gola, a Motta Visconti dove si conoscono tutti, non ne trovi di voci fuori dal coro. Perché Carlo Lissi è uno dritto e quadrato da quando è venuto al mondo e di ombre, di peccatucci, di sbandatelle non riesci a trovarne nemmeno una, nel suo curriculum di vita che è lungo 31 anni. Serio e ligio fin da piccolo.
Famiglia perbene e bambino e poi ragazzo e poi uomo perbene. Diligente a scuola e impegnato all’oratorio, al catechismo e in parrocchia. Laureato in perfetta tempistica all’università in economia e commercio, lavoro sicuro in multinazionale in un momento in cui il lavoro non c’è per nessuno, villetta salmone e giardino curato. Una moglie «bella e seria come ce ne sono poche» e due figli «che erano due amori», un maschio e una femmina. Eppure le crepe a volte scavano dentro e diventano profonde anche quando da fuori nessuno riesce a vederle. E le crepe avevano cominciato a formarsi proprio in quella villetta salmone al civico 20 di via Ungaretti, dove Carlo e Cristina Omes vivevano una vita che da fuori a tutti sembrava perfetta.
Ma lui invece covava le sue ansie e le sue evasioni. Lui quella vita, quella moglie e quella famiglia voleva lasciarla ma «non aveva il coraggio», come ha confessato ai carabinieri alle due della notte fra domenica e lunedì. «Non riuscivo a dirle che era finita». E così l’ha ammazzata. E così ha ammazzato anche Gabriele di 20 mesi e Giulia di quattro anni. Casa, lavoro, parrocchia, famiglia. Non c’era altro nella vita di Carlo eppure da qualche mese era venuto fuori un nuovo amore. Una collega della multinazionale di Assago in cui lavorava e lui aveva perso la testa per lei che non lo aveva mai ricambiato. Il matrimonio intanto vacillava e poi forse naufragava, anche se da fuori nessuno riusciva a vederlo.
Adesso però, adesso che Carlo Lissi non è più «il ragazzo senza macchia» ma è un triplice spietato assassino, la gente mormora. Tira fuori i pettegolezzi che prima venivano nascosti bene. E raccontano gli amici di sempre, i vecchi compagni di scuola, che quell’amore perfetto di Carlo e Cristina così perfetto non era mai stato. O comunque aveva avuto le sue belle crisi. Comprensibili per carità, come ce ne sono tante. Carlo aveva già provato a lasciarla ben due volte, la sua Cristina. La prima a una settimana dal matrimonio, sei anni fa. Lui non se l’era più sentita, a un certo punto. Voleva tirarsi indietro. Ma poi lei se lo era ripreso, lui aveva chiesto scusa. E all’altare ci erano andati coi fiori, le foto, il vestito bianco e tutto quello che ci deve essere.
Due anni fa l’altra crisi che ricordano gli amici. Ancora una volta ricucita, e poi la nascita del più piccolino di casa, Gabriele. L’amore, certo. Ma a un certo punto non ce la faceva più, Paolo, a reggere quella famiglia e quella vita in apparenza perfetta. Cercava evasione. E si rischia magari di fare della psicologia spiccia, ma impressiona vedere il suo profilo Facebook, dove il padre di famiglia senza distrazioni pubblicava foto di Walking Dead, serie televisiva ad alto tasso di violenza, in cui si vede il protagonista puntare dritta la pistola all’obiettivo. Cercava davvero evasione, Carlo Lissi. È diventato un assassino senza pietà.
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