FABIO FLORINDI
Cronaca

Procioni, gamberi e scoiattoli: fermiamo l’invasione “aliena”

L’esperto: "Una minaccia le specie importate dall’uomo"

Mostra "Alieni", animali alloctoni a villa Mirabello

Mostra "Alieni", animali alloctoni a villa Mirabello

Varese, 25 novembre 2017 - Gli "alieni" vivono già tra noi. Non sono omini verdi giunti da Marte, ma specie vegetali e animali importate, che stanno devastando la biodiversità del nostro territorio. Lo spiega la mostra «Alieni. La conquista dell’Italia da parte di piante e animali introdotti dall’uomo» allestita sino al 27 maggio ai Musei Civici di Villa Mirabello (dove le scuole potranno usufruire di visite guidate).

Il promotore e coordinatore scientifico, Adriano Martinoli, sottolinea che si tratta della «terza mostra didattico-scientifica, le altre hanno avuto più di 5mila visitatori ciascuna».

Com’è nata l’idea della mostra?

« Ci siamo lanciati su un argomento che diventerà sempre più all’avanguardia e urgente. Le specie aliene che l’uomo introduce nell’ambiente, accidentalmente o volontariamente, sono un inquinamento e una manomissione dell’ecosistema locale. La nostra sarà una mostra interattiva con esposizioni fotografiche di grande pregio, tra i fotografi coinvolti c’è Marco Colombo, con pannelli con testi esplicativi e con ricreazioni di micro-cosmi, dove vengono mostrati piante e animali vivi».

Quali sono le specie ‘aliene’ più aggressive presenti nel varesotto?

« Sono la nutria, lo scoiattolo grigio, il gambero rosso della Louisiana, il procione e il coleottero giapponese, per citarne alcuni. Va detto che a livello europeo esiste un regolamento che spinge gli Stati membri a prendere provvedimenti sulle specie più pericolose per la biodiversità. Ormai quasi la metà dei pesci sono stati introdotti artificialmente, non sono originari dei nostri corsi idrici. Secondo le stime della Ue il conto dei danni delle specie aliene è di oltre 12,5 miliardi di euro all’anno».

C’è un modo per debellarle?

«Sicuramente un aspetto importante, che vale per il futuro, è la prevenzione: evitare i rilasci. Per le specie già presenti, invece, occorre cercare di rimuoverle in natura. Più tempo passa e più si aggrava il problema. Ci sono gli strumenti per intervenire, diventa solo un problema di costi e di tempistiche».

Cosa rischia l’ecosistema?

«Varie manipolazioni: dall’estinzione di specie locali, a malfunzionamenti ecosistemici. Infine la diffusione di patologie, ad esempio come con la zanzara tigre.»