Per tre anni ha dovuto difendersi dall’accusa infamante di aver consultato abusivamente il database dello Sdi, il sistema informatico d’indagine interforze, con il sospetto, sebbene mai dichiarato espressamente, di aver aiutato potenziali indagati prima di una retata. In realtà stava semplicemente svolgendo il suo lavoro di investigatore. Nei giorni scorsi per l’appuntato scelto – ora quarantacinquenne – è terminato l’incubo. "Assolto perché il fatto non sussiste", è stato il pronunciamento che cancella ogni dubbio, formulato dal giudice che lo ha processato per accesso abusivo al sistema di indagini appunto.
L’episodio contestato al carabiniere si riferiva a quando era in servizio in una caserma della compagnia di Merate, mentre ora svolge il suo lavoro altrove. Lo stesso militare è già finito alla sbarra davanti ai giudici della corte marziale di Verona per insubordinazione nel novembre 2022, uscendone completamente scagionato anche in quell’occasione.
In entrambi i procedimenti è stato assistito dai rappresentati del Nuovo sindacato carabinieri della segreteria provinciale di Bergamo e dai legali convenzionati Selene Maiella e Pasquale Carbutti. "Una grandissima soddisfazione – commenta Francesco Porrello, segretario dell’Nsc –. Rimane però l’amaro in bocca perché per dimostrare che stava solo svolgendo il suo lavoro ha dovuto affrontare un procedimento penale". D.D.S.