di Francesco Donadoni
Il suo nome era finito nella maxi inchiesta (iniziata nel 2017) che ha portato alla luce presunte irregolarità nella gestione da parte di alcune strutture bergamasche dei contributi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti. L’accusa: truffa aggravata ai danni dello Stato.
Padre Antonio Zanotti, 73anni, fondatore e guida spirituale della cooperativa Rinnovamento di Antegnate onlus e Oasi 7, per la Procura (inizialmente l’inchiesta era stata condotta dal pm Davide Palmieri a cui è subentrato il collega Fabrizio Gaverini) pianificava gli illeciti finalizzati all’acquisizione di vantaggio economici: coordinava i collaboratori impartendo direttive, investiva il denaro in altre attività.
Migliaia di euro erano finiti sulle carte di credito intestate alla cooperativa, che solo lui utilizzata in modo esclusivo. In un primo momento i carabinieri avevano calcolato una somma degli importi sospetti pari a due milioni di euro. Ma dalla documentazione sequestrata nelle perquisizioni, il totale della truffa ammonta a 126mila euro sequestrati preventivamente ai fini della confisca.
Della posizione di padre Zanotti, difeso dall’avvocato Sergio Fiori, di Crema, si discuterà questa mattina durante l’udienza preliminare davanti al gup Maria Luisa Mazzola. Il frate ha scelto di patteggiare la pena a quattro anni. E stessa strada hanno deciso di percorrere anche gli altri due sodali per cui il pm Gaverini aveva chiesto le misure. Una è la presidente della cooperativa, Anna Maria Preceruti, 59 anni, di Antegnate, assistita sempre dall’avvocato Fiori: patteggia 3 anni e 9 mesi. Nell’organigramma figurava come presidente della cooperativa, in realtà, come è emerso durante le indagini, aveva funzioni di organizzatore ed esecutore degli illeciti finalizzati all’ottenimento di erogazioni pubbliche. Insomma, il braccio operativo dell’organizzazione.
L’altro è Giovanni Trezzi, 40 anni, di Crema, assistito dall’avvocato Marco Severgnini: patteggia 3 anni e 8 mesi. Formalmente un semplice dipendente, per gli inquirenti colui che gestiva la contabilità.
Per quanto coinvolti nelle presunte truffe ai danni dello Stato, Preceruti e Trezzi avrebbero ruoli minori rispetto a padre Zanotti, considerato il capo indiscusso di questa organizzazione. È stato lo stesso frate a definirsi imprenditore.
Questa che si chiude è solo una parte della maxi inchiesta sui migranti, indagine che nel tempo si è allargata anche alla Caritas e ad altre associazioni.