MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Alberi di nove comuni al setaccio. Si cercano tracce del tarlo asiatico

Bergamo, lo scorso anno per arginarlo tagliate 500 piante

Bergamo, lo scorso anno per arginarlo tagliate 500 piante

Bergamo, lo scorso anno per arginarlo tagliate 500 piante

Lo scorso anno, al termine delle operazioni di bonifica, gli esperti erano stati chiari: "Il monitoraggio dovrà continuare per anni". E dodici mesi dopo, ecco che i tecnici tornano all’opera per verificare la presenza e la diffusione del tarlo asiatico, il parassita capace di svuotare gli alberi dall’interno. L’anno scorso, tra febbraio e giugno, a Bergamo e nei paesi vicini oltre 500 alberi erano stati abbattuti (203 solo nel territorio del capoluogo orobico), ammucchiati lungo il fiume Brembo a Treviolo, cippati e trasformati in montagne di segatura poi smaltite negli inceneritori. Il numero di piante tagliate è stato alto perché come misura di sicurezza si decide un abbattimento a tappeto di tutti gli alberi in un raggio di cento metri attorno a quello trovato infetto, in quanto il tarlo, una volta uscito da un tronco, ha l’abitudine di girare attorno fino a raggiungere piante vicine. L’abbattimento a tappeto dello scorso anno dovrebbe avere risolto il problema, ma c’è sempre il sospetto che l’insetto potrebbe avere depositato larve in alberi sfuggiti ai tagli. Per questo motivo è necessario per alcuni anni effettuare monitoraggi che vengono condotti in questo periodo approfittando dell’assenza di foglie, che rende più facili i controlli.

Alla fine di gennaio il Servizio fitosanitario regionale ha scritto a nove Comuni per avvisare che saranno effettuate indagine sul verde. I territori interessati sono quelli degli abbattimenti dell’anno scorso (Bergamo, Curno, Treviolo) con l’aggiunta di paesi confinanti (Lallio, Mozzo e Ponte San Pietro) e altri tre oltre la barriera naturale del fiume Brembo (Presezzo, Bonate Sotto e Bonate Sopra). Le attività si concretizzeranno nel controllo visivo di singole piante che potranno riguardare aree agricole, verde pubblico e verde privato, con la conseguente necessità di entrare nelle proprietà private.

Le attività sono iniziate a Treviolo anche con l’utilizzo di tre climber che usano scale e corde per arrivare sulle cime degli alberi, e non sono stati trovati segni della presenza del tarlo. Sono in corso anche a Mozzo, dove viceversa sono state trovate e saranno analizzate tracce.

Michele Andreucci