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Bergamo, lo scorso anno per arginarlo tagliate 500 piante
Lo scorso anno, al termine delle operazioni di bonifica, gli esperti erano stati chiari: "Il monitoraggio dovrà continuare per anni". E dodici mesi dopo, ecco che i tecnici tornano all’opera per verificare la presenza e la diffusione del tarlo asiatico, il parassita capace di svuotare gli alberi dall’interno. L’anno scorso, tra febbraio e giugno, a Bergamo e nei paesi vicini oltre 500 alberi erano stati abbattuti (203 solo nel territorio del capoluogo orobico), ammucchiati lungo il fiume Brembo a Treviolo, cippati e trasformati in montagne di segatura poi smaltite negli inceneritori. Il numero di piante tagliate è stato alto perché come misura di sicurezza si decide un abbattimento a tappeto di tutti gli alberi in un raggio di cento metri attorno a quello trovato infetto, in quanto il tarlo, una volta uscito da un tronco, ha l’abitudine di girare attorno fino a raggiungere piante vicine. L’abbattimento a tappeto dello scorso anno dovrebbe avere risolto il problema, ma c’è sempre il sospetto che l’insetto potrebbe avere depositato larve in alberi sfuggiti ai tagli. Per questo motivo è necessario per alcuni anni effettuare monitoraggi che vengono condotti in questo periodo approfittando dell’assenza di foglie, che rende più facili i controlli.
Alla fine di gennaio il Servizio fitosanitario regionale ha scritto a nove Comuni per avvisare che saranno effettuate indagine sul verde. I territori interessati sono quelli degli abbattimenti dell’anno scorso (Bergamo, Curno, Treviolo) con l’aggiunta di paesi confinanti (Lallio, Mozzo e Ponte San Pietro) e altri tre oltre la barriera naturale del fiume Brembo (Presezzo, Bonate Sotto e Bonate Sopra). Le attività si concretizzeranno nel controllo visivo di singole piante che potranno riguardare aree agricole, verde pubblico e verde privato, con la conseguente necessità di entrare nelle proprietà private.
Le attività sono iniziate a Treviolo anche con l’utilizzo di tre climber che usano scale e corde per arrivare sulle cime degli alberi, e non sono stati trovati segni della presenza del tarlo. Sono in corso anche a Mozzo, dove viceversa sono state trovate e saranno analizzate tracce.
Michele Andreucci