Bergamo, 19 agosto 2015 - Quanto è facile procurarsi un fucile a canne mozze nel Bresciano? Serve avere contatti con malavitosi di spicco, è necessario avere agganci con la criminalità organizzata, oppure è più semplice di quanto si immagini? Il caso dell’esecuzione dei coniugi Seramondi, freddati da quattro colpi esplosi a bruciapelo dal pizzaiolo concorrente, ha sollevato anche questi interrogativi. Chi indaga ritiene sproporzionato il movente della concorrenza addotto dal killer, Muhammad Adnan, il 32enne pakistano titolare della pizzeria «Dolce & Salato» che sforna pizzette alla Mandolossa a poche centinaia di metri del negozio «Da Frank», e dal suo complice indiano, Sarbjit Singh. Il sospetto è che questa «pizza connection» tradisca ben altro che non la rivalità commerciale, con da un lato la briocheria-pizzeria dei Seramondi presa d’assalto e dall’altro quella di Adnan sempre vuota.
Il Procuratore generale Pierluigi Dell’Osso non ha fatto mistero della perplessità che aleggia tra gli 007: «Non mi accontento della versione dei fermati – ha spiegato -. Tra gli elementi che stridono c’è anche l’utilizzo del fucile a canne mozze, scelto per compiere un omicidio che ha modalità da crimine organizzato, così come le ha il ferimento del dipendente albanese Arben Corri il mese precedente». La Polizia è supportata dalla Finanza per scandagliare la situazione patrimoniale delle vittime ed escludere che dietro i buoni affari di Frank si nascondessero evasione fiscale, prestiti usurai o manovre illecite. Ma in contemporanea si scava nel mondo delle due pizzerie notturne da asporto, tanto che uno dei titolari si è appunto procurato un’arma che evoca scenari mafiosi. «Pensiamo agli ingenti sequestri di armi effettuati nell’ultimo periodo nel territorio, uno a Brescia e due a Bergamo – ha osservato Dell’Osso -. Tre episodi ora da vagliare alla luce di questo fucile apparso sulla scena del delitto».
Le armi clandestine a volte vengono nascoste persino dagli insospettabili: a fine giugno i carabinieri di Legnano hanno scoperto in varie province oltre 200 armi da guerra e non solo, detenute illegalmente da vari «collezionisti», tra cui un muratore bresciano in pensione. Il pm Valeria Bolici vuole capire chi ha ceduto al pakistano il grosso fucile, risultato rubato. Il pizzaiolo la mattina dell’11 agosto se l’era portato a tracolla in un fodero, girando alla Mandolossa in sella a uno piccolo scooter Kymco con il complice indiano. Dopo avere fatto fuoco con abilità e freddezza da cacciatore, se ne è disfatto buttandolo in un fosso. E poi l’ha fatto ritrovare.