FRANCESCO DONADONI
Cronaca

I coltelli, il box-dormitorio e i vestiti della vittima: i (pochi) indizi per trovare l’assassino di Sharon

Gli oggetti rinvenuti nel box saranno analizzati per cercare tracce di Dna. Ancora ignoto il movente, ma non viene esclusa l’ipotesi che il killer conoscesse la vittima

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Sharon Verzeni

Bergamo – Diversi coltelli sono trovati e sequestrati dai carabinieri durante i controlli. La domanda è: c’è anche quello usato dall’assassino per uccidere Sharon Verzeni?

Al momento non affiorano elementi che facciano pensare di aver individuato l’arma del delitto, così come non risulta siano state rinvenute tracce di sangue. Si tratta di coltelli con una lama “importante“ compatibile con i quattro fendenti (tre alla schiena e uno al torace), oggetti recuperati nelle zone setacciate dagli investigatori nelle ore successive all’omicidio della 33enne, nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola (Bergamo), in via Castegnate.

C’entra qualcosa il box sequestrato nel condominio che si trova nella stessa via dove Sharon è stata vista barcollare prima di cadere a terra? All’interno del garage (di proprietà di un italiano) una sorta di ripostiglio, c’era di tutto, dai borsoni a una branda. Qualcuno l’ha usata per dormire? Non si può escludere che anche in quel groviglio di materiale accatastato i carabinieri del Nucleo investigativo, assieme ai colleghi della Compagnia di Zogno, coordinati dal pm Marchisio, possano aver individuato qualcosa di interessate durante le perquisizioni.

Tutti i reperti sono stati inviati al Ris di Parma per essere analizzati alla ricerca di un Dna, tracce biologiche, un profilo. I risultati potrebbero dare una pista per indirizzare le indagini. In Procura si attendono notizie sempre dai Reparto investigativo scientifico anche sui vestiti che Sharon indossava quella notte, mentre camminava per il paese con le cuffiette, ascoltando musica. E ora scende in campo anche il Ros, raggruppamento speciale, per cercare di individuare una matrice del delitto.

Del resto, non è ancora neppure chiaro il movente di questo giallo. L’assassino voleva colpire proprio Sharon oppure ha agito a caso? Quest’ultima eventualità sembra la più remota per via della ferocia con cui l’autore ha agito: segnale di un accanimento verso la vittima e, dunque, di una precedente conoscenza. Ma dalla vita di Sharon – originaria di Bottanuco, da un anno barista al “Vanilla” di Brembate, la casa divisa da tre anni a Terno d’Isola con il compagno Sergio Ruocco (a casa quando è stata accoltellata) – non sarebbero emerse ombre né litigi. Nessuno in via Castegnate quella notte (nonostante le finestre aperte in alcune abitazioni) averebbe sentito grida di aiuto. E poi c’è sempre la pista del pregiudicato che martedì mattina era stato visto camminare nervosamente proprio in quella via.

Nel frattempo si continua a passare al setaccio le immagini delle telecamere, comunali e quelle private. Attraverso le immagini i carabinieri hanno ricostruito il percorso fatto da Sharon tra mezzanotte e le 00.50. La 33enne tornava a casa, in via Merelli. Lungo il tragitto sono circolate altre persone, almeno una decina, a piedi o in bicicletta, che saranno rintracciate e sentite. Chi aspetta risposte concrete sono i genitori della giovane. Il papà Bruno, per tanti anni all’ufficio anagrafe di Bottanuco e volontario nella parrocchia, di “non provare alcun sentimento di rancore, odio o vendetta, anche se dovrei essere il papà più arrabbiato del mondo. Quello che è successo alla nostra Sharon è un mistero”. Lei e la moglie Maria Teresa tutti i giorni vanno al cimitero a trovare la figlia. Le portano i fiori. Cercano, in quel luogo di silenzio, la pace possibile in un momento di grande dolore.