Nei 117 anni di storia dell’Atalanta ci sono due ’’prima e dopo’’. Due spartiacque vicini nel tempo e collegati. Il primo spartiacque è il ritorno della proprietà, nel giugno 2010,nelle mani della famiglia Percassi, con la squadra appena retrocessa in B. Da allora 14 stagioni consecutive in A, come mai accaduto prima a Bergamo.
L’altro spartiacque è il luglio 2016 quando Antonio e Luca Percassi scelgono per la panchina Gian Piero Gasperini preferendolo a Maran e Prandelli. La svolta nella storia nerazzurra. Da allora otto anni di vittorie, di risultati sorprendenti, di record, di piazzamenti mai raggiunti in precedenza (se non eccezionalmente come la semifinale di Coppa delle Coppe del 1988 alla prima partecipazione europea dei nerazzurri).
Prima i numeri: con Gasperini in panchina la Dea su quattro partite ne vince due, ne pareggia una terza e perde la quarta. In 376 partite di gestione gasperiniana 193 vittorie, il 51,3%, e un numero quasi uguale di pareggi e sconfitte, ovvero 90 e 93. Poi ci sono i piazzamenti, impensabili per una realtà come quella atalantina fino ad un decennio fa: il quarto posto del 2017 (quando in Champions andavano le prime tre), poi dopo un settimo posto nella seconda annata gasperiniana il clamoroso trittico di tre terzi posti consecutivi dal 2019 al 2021, quindi un ottavo e un quinto.
Prima di Gasperini la Dea aveva assaggiato le coppe internazionali appena tre volte, tra il 1987 e il 1990, con il ciclo di Mondonico il panchina e Stromberg da capitano. Poi 26 anni vedendo l’Europa solo in televisione. Con Gasperini sei qualificazioni europee in sette annate. Nelle sue tre uniche precedenti esperienze europee l’Atalanta si era fatta valere: la semifinale in Coppa delle Coppe del 1988 e i quarti di finale di UEFA del 1991, ma allora erano coppe più facili, a eliminazione diretta, per cui si arrivava in semifinale dopo sei gare, eliminando ciprioti o maltesi nei primi turni.
Con Gasperini, in un contesto internazionale molto più competitivo, la provinciale Dea ha conquistato un quarto di finale di Champions nel 2020, perdendo nel tempo di recupero la semifinale contro il Paris St Germain, e l’anno dopo un ottavo di finale perso contro il Real Madrid. In Europa League un ottavo di finale nel 2018 perso contro il Borussia Dortmund, un quarto di finale nel 2022 perso contro il Lipsia e ora questa semifinale. Ma oltre ai piazzamenti ci sono le imprese: la Dea ha vinto due volte ad Anfield Road, battendo il Liverpool a domicilio per 2-0 nel 2020 e per 3-0 due settimane fa e tanto per restare nella città dei Beatles ha umiliato l’Everton a Goodison Park con un 5-1 nel 2017. La Dea nel 2018 ha stabilito un record vincendo a Sarajevo per 8-0, mai nessuno in trasferta in una coppa europea aveva vinto con questo scarto.
E poi ha vinto su campi di capitali europee e di squadroni come Ajax, Valencia, Shakthar, Olympiacos, Bayer Leverkusen e Sporting Lisbona. La Coppa Italia è l’unico trofeo conquistato dai bergamaschi, ma nel 1963: per cui nessun tifoso sotto i 70 anni ricorda quel trofeo. Poi due finali perse nel 1987 e nel 1996, contro Napoli e Fiorentina. Con il ciclo Gasp tre finali e due semifinali. Record e imprese, che resteranno: per chiudere questo cerchio perfetto manca solo un trofeo. L’Atalanta è ad una vittoria dal conquistare la Coppa Italia e a tre vittorie dal trionfo in Europa League. E a due vittorie, l’anno prossimo, dal successo in Supercoppa italiana cui parteciperà per la prima volta nella sua storia. Tre possibili trofei dopo tanti piazzamenti e successi che Gasperini ha definito medaglie dopo aver eliminato il Liverpool, spiegando: "Queste partite sono state due medaglie preziose e l’Atalanta ne ha un forziere intero. Speriamo di poterci aggiungere una coppa".