REDAZIONE BERGAMO

Bergamo, la guerra tra medici? "Soltanto sensazioni"

Le motivazioni della sentenza di assoluzione del dottor Antonino Cassisi accusato da un collega di maltrattamenti, falso, abuso d’ufficio e peculato

Antonino Cassisi all’uscita dal tribunale di Bergamo il 22 giugno

di Francesco Donadoni

Il giorno della sentenza, 22 giugno, Antonino Cassisi, primario del reparto di chirurgia maxillo facciale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (prima ancora dei Riuniti) era uscito da tribunale con i pugni alzati in segno di vittoria. Poco prima il collegio presieduto dal giudice Giovanni Petillo, lo aveva assolto da tutte le accuse "perché il fatto non sussiste". Il pm Giancarlo Mancusi, a dicembre, aveva chiesto per lui la condanna a 4 ani e 3 mesi per maltrattamenti, falso e abuso d’ufficio, peculato. Secondo l’accusa, avrebbe vessato Paolo Amaddeo, un tempo medico del suo stesso reparto e principale accusatore, con richiami e insulti quotidiani. L’obiettivo sarebbe stato di metterlo alla porta. Un processo, come è scritto nelle motivazioni, che ha visto sostanzialmente fronteggiarsi in aula due persone: da una parte l’imputato Cassisi, carattere focoso, a tratti irascibile (difeso dagli avvocati di fiducia Gliulia Bongiorno e Dario Romano), e dall’altra il suo principale accusatore, il dottor Amaddeo (assistito dall’avvocato Federico Pedersoli) con vicende che hanno caratterizzato il loro rapporto professionale tra il 2012 e il 2013.

Rapporti tesi, tra i due "non correva buon sangue", burrascosi al punto da far ipotizzare a pm il reato di maltrattamenti, uno dei tanti finiti nel quadro accusatorio. Il processo (una ventina di udienze, circa sessanta testimoni sentiti) che ha impegnato il tribunale per oltre due anni. Fino alla sentenza. L’origine del disaccordo tra i due è da individuare, secondo il giudice, nel disappunto che la nomina dell’imputato alla direzione del reparto di chirurgia maxillo-facciale aveva provocato nella parte civile. Per i maltrattamenti, le accuse a Cassisi in alcuni casi sono inconsistenti e si riferiscono a questioni che la corte ha definito bagatellari. Si fa riferimenti a rimproveri e sfuriate. Poi nelle 34 pagine delle motivazioni vengono passati in rassegna anche gli altri casi, dal falso in atto pubblico, l’abuso di ufficio. Secondo l’accusa il dottor Cassisi voleva avvantaggiare un suo ex allievo consentendogli di superare la selezione pubblica per un rapporto di lavoro a tempo determinato. Un piano, per il tribunale basato sulle sensazioni di Ammadeo.