Le consegne di materiali destinati ad alimentare il giro di falsi accessori di marca, finito nel mirino della Guardia di finanza, avrebbero infastidito i calabresi della famiglia Morabito, intenzionati a riprendere il mercato illecito della contraffazione. È quanto emerge dagli atti dell’indagine che si è conclusa nei giorni scorsi, che coinvolge 26 indagati, 7 dei quali con associazione a delinquere: un sistema che si ritiene passasse attraverso la 2C di Cappelletti Marzio & C di Cantù, il cui titolare è indagato assieme alla sorella Lorena, socia dell’impresa, e ad altri comaschi. "Stanno venendo fuori un po’ di casini – emerge da una intercettazione di uno degli indagati – qualcuno a Como ha offerto 300 pezzi a 25 pezzi per colore, chi li faceva prima sta riprendendo e vuole beccare chi è… Ma questi sai chi sono… sono sostanzialmente calabresi, Morabito, e hanno detto che se li beccano gli fanno il … ovvio che loro hanno la possibilità di farlo, sono quelli che prima gestivano questo passaggio".
Per poi proseguire: "Vogliono beccare chi è perché non vogliono rotture. Noi non siamo quindi cerchiamo di far le cose… e con chi abbiamo a che fare, a sua volta fai presente di non rompere a Como". L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore di Milano Paolo Storari. Pa.Pi.