Bergamo - Il tempo in cui, per la qualità della vita e i servizi offerti, era considerata l’Hilton delle carceri italiane è solo un ricordo. Ora anche la casa circondariale di Bergamo deve fronteggiare una vera emergenza: il sovraffollamento delle celle, problema da cui ne discendono molti altri, come le difficoltà del personale con organici sottodimensionati e l’aumentare dei detenuti con problemi sanitari o psichiatrici.
Nel carcere di via Gleno, stando all’ultimo dato aggiornato dal ministero della Giustizia al 31 dicembre 2022, i reclusi sono 536 (comprese 36 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 319 posti: l’edificio di via Gleno ospita cioè il 68 per cento di detenuti in più rispetto a quanti ne dovrebbe accogliere. In Italia solo il carcere di Varese ha una situazione peggiore: ne ospita il 75 per cento in più.
Per questo motivo la Garante dei detenuti di Bergamo, Valentina Lanfranchi, ha preso carta e penna e ha indirizzato una lettera a Carlo Nordio, il neo ministro della Giustizia, per ribadire per l’ennesima volta la necessità urgente di interventi. Lanfranchi sottolinea "una serie di tematiche per rendere umani e vivibili i nostri istituti di detenzione. Servono interventi urgenti, da tempo segnalati come necessari, per problemi quali il sovraffollamento, la mancanza di personale, la crisi sanitaria, gli ostacoli a far valere la giustizia, le carenze strutturali degli edifici, la presenza sempre più alta di detenuti affetti da disturbi psichiatrici". Il documento porta con sè anche la testimonianza di alcuni reclusi.
La lettera dei carcerati racconta la quotidianità del penitenziario. "In cella – scrivono i detenuti di via Gleno – tocchi con la tua pelle l’assurdità di convivere con persone dai reati più disparati, di lingue e culture diverse. Sei buttato in celle raramente pulite, dove il lavandino serve per lavarsi i vestiti, lavare l’insalata, farsi la barba, lavarsi al mattino. Il wc è accanto al fornello da campeggio che utilizzi per rendere migliore l’alimentazione". La socialità è un nodo importante.
"Tutte le attività – scrivono ancora i reclusi nel penitenziario orobico – si concentrano inspiegabilmente tra le 9 e le 11 e tra le 13 e le 16. Dopo quelle fasce orarie, il carcere si chiude in sé. Tutto quanto avviene tra queste mura, a eccezione della scuola, è opera di volontari e/o del Terzo settore o della Chiesa o della Garante. Chiediamo anche più incontri con le nostre famiglie".