Bergamo – Nell’aula di Corte d’assise spunta anche l’imputata, Caryl Menghetti, 45 anni: attualmente si trova nella Rems di Castiglione delle Stiviere dove viene monitorata e curata. Siede accanto al suo difensore, avvocato Buongiorno. A fine udienza le viene concesso di salutare gli anziani genitori, la sorella e la nipote. Si stringono in un abbraccio. Piange, suo padre la rincuora, asciuga le lacrime. Attimi privati ritagliati a margine di questo processo, un omicidio efferato nella sua modalità che ha distrutto due famiglie. Quella dell’imputata e quella del marito, Diego Rota, 55 anni, falegname, ucciso da Caryl con 25 fendenti la sera del 26 gennaio 2024 al culmine di un delirio, un disturbo psicotico, una mente che in un amen è andata in cortocircuito. L’omicidio nella villetta di via Cascina Lombarda, a Martinengo dove la coppia viveva con la loro figlioletta che ora ha sei anni e sta con la zia paterna. Zia presente assieme al fratello della vittima.
Le due famiglie, schierate da una parte e dall’altra dell’aula, come a voler rimarcare il dramma finito in modo così violento. Quando quella sera Caryl uccise il marito (mentre la bimba stava dormendo nella stanza accanto) non sapeva quello che stava facendo. I consulenti, Montero nominato dal pm Cocucci; Garbarini per la difesa; Picozzi per i parenti della vittima, oltre ai periti dello stesso gip, Monchieri e Bettini, sono tutti arrivati alla sessa conclusione stabilendo che l’imputata al momento dei fatti era incapace di intendere e volere: vizio totale di mente.
Nell’udienza di ieri il pm ha chiesto una perizia per aggiornare lo stato di pericolosità sociale dell’imputata. Alla richiesta si è accodato anche il difensore che ha anche anticipato che la sua assistita si farà esaminare. Alla fine la Corte (presidente Ingrascì, a latere la collega Kildani) ha accolto la richiesta dell’accusa disponendo una perizia psichiatrica. Per la consulenza sono stati citati Monchieri e Bettini, gli stessi che erano stati indicati dal gip. L’incarico verrà affidato nella prossima udienza del 14 febbraio.
Intanto il gip ha trasmesso gli atti alla Procura per accertare eventuali responsabilità dell’ospedale di Treviglio. Risulta indagata per omicidio colposo la psichiatra che la mattina dell’omicidio prese in carico l’imputata al momento del ricovero. L’imputata arrivò in ambulanza al Pronto soccorso in preda ai suoi fantasmi. Venne visitata e poi dimessa qualche ora dopo con una cura farmacologica. Il marito andò a prenderla. Prima delle dimissioni, la psichiatra dell’ospedale di Treviglio si consultò telefonicamente con la collega che aveva in cura la donna. Il suo medico, infatti, le aveva fissato un appuntamento per il giorno dopo. Nel periodo del Covid l’imputata non è stata più la stessa. Ma anche prima, durante la gravidanza tutt’altro che semplice con i tentativi di inseminazione suggellati dalla nascita della bimba tanto desiderata da mamma e papà aveva dato segnali di difficoltà. Tre anni prima dell’omicidio, nella testa di Caryl iniziarono “strani pensieri” nei confronti del marito. La donna fu sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio, andò in cura psichiatrica. Il marito le è sempre rimasto accanto, i fantasmi sembravano allontanati, ma non era così, evidentemente.