Casazza (Bergamo), 23 agosto 2024 – Mouhssine Mohamed Amine, è il nome del 32enne ricercato ormai da quattro giorni dai carabinieri di Clusone per l’omicidio di Mykola Ivasiuk, l’uomo di 38 anni ucciso di botte fuori da un bar di Casazza nella Bergamasca nella notte del 20 agosto. L’uomo in fuga, nato in Marocco, è un senza fissa dimora e ha una corporatura robusta. Da lunedì sera è sparito nel nulla dopo aver spaccato la nuca al 38enne ucraino con un bicchiere. Nel fracassare la testa a Ivasiuk, l’aggressore si sarebbe ferito a sua volta, lasciando diverse tracce di sangue per terra, non bastassero le testimonianze dei presenti, le immagini delle telecamere e le impronte che lo collocano sulla scena del delitto. Ivasiuk era finito a terra e aveva perso immediatamente conoscenza sotto lo sguardo di diversi clienti, secondo i carabinieri, quasi tutti ubriachi. Un’aggressione molto violenta avvenuta all’esterno del Rosy Bar di Casazza, che poi è stato chiuso. Sulle tracce dell’uomo in fuga ci sono i carabinieri, che hanno allertato le forze dell’ordine dei territori confinanti. Si teme infatti che possa anche scappare all’estero. Nel frattempo, giovedì sera sono tornati in libertà i due uomini arrestati la sera dell’omicidio, scarcerati dal gip Lucia Graziosi dopo gli interrogatori di garanzia.
La posizione dell’italiano finito in carcere e poi liberato
M.R., 39enne di origine calabrese ha raccontato di essere amico dell’ucraino e di avergli sferrato uno schiaffo in volto e non un pugno. Questo perché voleva calmarlo dopo un litigio con la fidanzata, impedendogli di infastidire gli altri clienti del locale che si erano già lamentati per il suo stato di alterazione. ha raccontato al giudice, sottolineando di essere stato lui stesso a chiamare i soccorsi, praticando alla vittima il massaggio cardiaco su indicazione del 118. Accusato di omicidio preterintenzionale, il giudice lo ha scarcerato “per difetto di gravità indiziaria”, come si legge nell’ordinanza. G.C., 46enne di Spinone al Lago accusato di favoreggiamento per avere aiutato il 32enne marocchino a fuggire, prestandogli la sua auto. Ha detto al giudice di averla lasciata nei giorni precedenti all’aggressione a un meccanico che conoscono entrambi. Per lui il giudice ha disposto la scarcerazione e l’obbligo di dimora nel comune di residenza.