Bergamo - È iniziato con un rinvio di una settimana l'ennesimo capitolo della storia senza fine legata alla tragedia di Yara Gambirasio e alla questione dei reperti.
Era l'udienza davanti al gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, per discutere l'opposizione della difesa di Massimo Bossetti alla richiesta della Procura di archiviazione della posizione del pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, indagata per frode processuale e depistaggio. La difesa della magistrata bergamasca ha chiesto l'astensione del giudice, lo stesso che aveva disposto l'iscrizione nel registro degli indagati. Il codice di procedura penale prevede, però, la ricusazione di un giudice, non l'astensione. La ricusazione non è stata richiesta. È stata sollevata invece un'eccezione di costituzionalità. L'avvocato Claudio Salvagni, legale di Bossetti (che sconta una condanna definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio) ha chiesto i termini a difesa per argomentare la sua posizione. Rinvio al 24 luglio. Secondo la Procura di Venezia, che ha chiesto l’archiviazione, non ci fu da parte del pm di Bergamo Letizia Ruggeri alcuna "ansia" di distruzione dei reperti legati alla tragedia di Yara Gambirasio.
Al centro della disputa i 54 campioni di Dna di "Ignoto 1", poi identificato dalla genetica in Massimo Bossetti, che sconta una condanna definitiva all'ergastolo per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra. Per la difesa di Bossetti, il trasferimento dei 54 reperti dall'ospedale San Raffaele di Milano all'Ufficio corpi di reato del tribunale bergamasco sarebbe stato deciso dal pm Ruggeri senza attendere il provvedimento della Corte d'appello di Bergamo nella sua veste di giudice dell'esecuzione. Sempre secondo Claudio Salvagni e Paolo Camporini, legali del muratore di Mapello, il passaggio da un frigorifero alla temperatura di 80 gradi sotto zero all'Ufficio corpi di reato ha interrotto la catena del freddo e provocato l'irrimediabile deterioramento dei campioni biologici. In cinque pagine la procuratrice aggiunta di Venezia, Paola Mossa, aveva motivato la richiesta di archiviare il procedimento. Il pm Ruggeri ha agito con "correttezza". Nel novembre del 2018, poco dopo la sentenza della Cassazione che aveva reso definitiva la condanna di Bossetti al carcere a vita, i carabinieri del Reparto operativo di Bergamo chiesero di indicare la destinazione dei reperti che vennero trasferiti in tribunale soltanto il 2 dicembre dell'anno successivo, a testimonianza di "nessuna 'ansia' di distruzione" da parte del pubblico ministero, "ma solo richieste e provvedimenti conformi al dettato normativo e alle autorizzazioni ricevute".