G. MOR.
Cronaca

Caso Yara, "archiviate la posizione della pm"

La battaglia sui campioni biologici, per la Procura di Venezia Letizia Ruggeri “non aveva nessuna ansia di distruggere” i reperti

La pm di Bergamo Letizia Ruggeri

Bergamo – Secondo la Procura di Venezia, che ha chiesto l’archiviazione, non ci fu da parte del pm di Bergamo Letizia Ruggeri alcuna "ansia" di distruzione dei reperti legati alla tragedia di Yara Gambirasio. Sulla richiesta di archiviazione e sulla opposizione presentata dai difensori di Bossetti deciderà il 17 luglio il gip Alberto Scaramuzza, lo stesso che aveva sollecitato approfondimenti sulla magistrata della Procura di Bergamo indagata per frode processuale e depistaggio. Al centro della disputa i 54 campioni di Dna di “Ignoto 1”, poi identificato dalla genetica in Massimo Bossetti, che sconta una condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra.

Per la difesa di Bossetti, il trasferimento dei 54 reperti dall’ospedale San Raffaele di Milano all’Ufficio corpi di reato del tribunale bergamasco sarebbe stato deciso dal pm Ruggeri senza attendere il provvedimento della Corte d’appello di Bergamo nella sua veste di giudice dell’esecuzione. Sempre secondo Claudio Salvagni e Paolo Camporini, legali del muratore di Mapello, il passaggio da un frigorifero alla temperatura di 80 gradi sotto zero all’Ufficio corpi di reato ha interrotto la catena del freddo e provocato l’irrimediabile deterioramento dei campioni biologici. In cinque pagine la procuratrice aggiunta di Venezia, Paola Mossa, motiva la richiesta di archiviare il procedimento.

Il pm Ruggeri agì con "correttezza". Nel novembre 2018 - da poco la Cassazione aveva cristallizzato la pena del carcere a vita per Bossetti - i carabinieri del Reparto operativo di Bergamo chiesero di indicare le destinazione dei reperti che vennero trasferiti in tribunale solo il 2 dicembre dell’anno successivo, a testimoniare "nessuna “ansia” di distruzione" da parte del pubblico ministero "ma solo richieste e provvedimenti conformi al dettato normativo e alle autorizzazioni ricevute". Il gip dovrà dare risposta su due questioni: se il pm Ruggeri era consapevole che lo spostamento dei reperti ne avrebbe potuto compromettere l’integrità e se il fine della scelta fosse quello di depistare le indagini.