Cavernago (Bergamo) – La droga lo divorava da tempo. Si era impadronito di lui. Tossicodipendente conclamato, spesso e volentieri durante le sue crisi di astinenza non si tratteneva. Litigava con i genitori, e a loro si rivolgeva quando aveva bisogno di soldi per comprarsi la dose. E proprio al culmine di un furioso alterco, forse originato proprio da una ennesima richiesta di denaro, Federico Gaibotti, 30 anni, ha impugnato un coltello con il quale ha ucciso il padre nel giardino di casa.
Omicidio volontario
Un dramma familiare, quello che si è consumato ieri intorno all’ora di pranzo, in un’abitazione di via Verdi, a Cavernago, comune dell’hinterland bergamasco. La vittima è Umberto Gaibotti, 64 anni: quando sono arrivati i soccorritori per lui ogni tentativo era già del tutto inutile. Il figlio, fermato dai carabinieri, è stato portato nella caserma di Calcinate, a disposizione del pm di turno, Laura Cocucci. L’accusa formalizzata contro di lui è di omicidio volontario.
La droga
Una tragedia annunciata? Non è escluso. Accertato che il giovane avesse problemi di tossicodipendenza, al punto che anche il Comune di Cavernago era stato costretto a emettere dei provvedimenti: la situazione era nota da almeno sei mesi.
La famiglia
Federico in passato aveva gestito un laboratorio di tatuaggi e piercing in via Piave, nella non distante Martinengo. I suoi genitori erano separati. La mamma, Cristina, vive a Seriate. Fa l’infermiera all’ospedale Bolognini. Il padre Umberto ha deciso di mantenere la sua residenza in via Verdi, a Cavernago. Aveva un’impresa edile e attualmente continuava a lavorare nel settore. La coppia ha un altro figlio che vive con la mamma, mentre Federico stava con il padre.
Fuori di sé in piazza
Caduto nel gorgo della tossicodipendenza, negli ultimi mesi in più di un’occasione i carabinieri erano dovuti intervenire per calmarlo. Circa sei mesi fa era stato trovato in condizioni alterate nella piazza di Cavernago e proprio da lì era scattato l’intervento del Comune.
Il Sert e la comunità
Federico, dalle informazioni raccolte, non andava con continuità al Sert. La famiglia ha cercato di non lasciarlo mai solo, cercando di recuperarlo e assisterlo nel suo percorso. Tant’è che i genitori erano riusciti a trovare una comunità nella quale ospitarlo.
I litigi
Malgrado questo, le liti con il padre erano frequenti, come testimoniano i racconti dei vicini della villetta di via Verdi: "Li sentivamo spesso gridare", confermano. Una scena che si è ripetuta anche ieri: padre e figlio devono aver discusso per lo stesso problema, forse Federico ha chiesto soldi perché aveva bisogno di acquistare una dose.
Rincorso in giardino
Alla richiesta, il padre si sarebbe rifiutato, tensioni presto sfociate in uno scontro sempre più violento. A quel punto la vittima scappa in giardino per cercare di sfuggire alla furia del figlio. I vicini sentono delle grida: Umberto Gaibotti spera in un ravvedimento del figlio, ma quest’ultimo con fare sempre più minaccioso si getta contro il padre e lo ferisce mortalmente. A dare l’allarme sono stati proprio i residenti della strada: quando il personale sanitario ha raggiunto via Verdi era troppo tardo.
Gli accertamenti sanitari
La salma è stata composta nella camera mortuaria del Papa Giovanni XXIII dove verrà effettuata l’autopsia. "Nei mesi scorsi eravamo intervenuti più volte per aiutare quel giovane – spiega il sindaco di Cavernago, Giuseppe Togni – io stesso avevo firmato due accertamenti sanitari obbligatori. Ma troppo spesso noi istituzioni e soprattutto le famiglie sono lasciate sole ad affrontare i problemi. Non possiamo che essere vicini alla famiglia così colpita dalla tragedia".