
L'ingresso dell'azienda dove si è verificato l'incidente sul lavoro
Cazzano Sant'Andrea (Bergamo), 28 marzo 2019 - Un incontro con l’azienda per sapere esattamente cosa abbia originato il nuovo infortunio sul lavoro che martedì mattina, una manciata di minuti prima delle 10,30, all’interno del Tappetificio Radici di Cazzano Sant’Andrea, ha fatto una nuova vittima, l’operaia Monica Cavagnis, 50 anni, residente a Gazzaniga, madre di due figli di 18 e 23 anni.
I rappresentanti sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, Enio Cornelli, Milena Occioni e Luigi Zambellini, hanno incontrato ieri mattina i vertici del Tappetificio dove si è consumata l’ennesima tragedia sul lavoro per avere informazioni precise sull’incidente. I sindacati non hanno mosso nessuna accusa contro l’azienda, ma si sono preoccupati solo di ottenere più informazioni possibili. Dallo stabilimento hanno spiegato che il macchinario era dotato di tutte le misure di protezione per proteggere l’incolumità dei dipendenti. Tutto adesso dipenderà dall’inchiesta aperta dalla Procura di Bergamo (il titolare è il pm Gianluigi Dettori, il magistrato di turno martedì): il macchinario che ha provocato la morte per soffocamento dell’operaia (nell’avvicinarsi ai cilindri, la sciarpa che portava al collo si è impigliata negli ingranaggi) è stato sequestrato dalla magistratura, mentre resta da decidere se effettuare l’autopsia sul corpo della sfortunata lavoratrice. Più importante sarà l’incontro in programma oggi tra i sindacati e i 130 lavoratori del Tappetificio, al termine del quale verrà deciso se intraprendere iniziative di protesta, come uno sciopero dei dipendenti e anche una giornata di lutto. «Tragedia assurda – sottolineano Ennio Cornelli, Milena Occioni e Luigi Zambellini – Ora aspettiamo di capire cosa sia successo, se la lavoratrice si sia chinata sul macchinario per un malore o per l’espletamento di una mansione lavorativa. Ma vogliamo anche sapere se il macchinario su cui stava operando fosse dotato di tutte le misure di protezione, schermatura e sicurezza necessarie. Certo è che questo nuovo infortunio mortale si inserisce in un quadro già drammatico di morti sul lavoro e di infortuni che si ripetono a ritmi allarmanti in tutti i settori lavorativi della nostra provincia».
«Quando succedono queste cose, viene voglia di liquidare tutto e andare in pensione», commenta con un filo di voce l’imprenditore Miro Radici, che da qualche tempo non ha più ruoli operativi, ma che a lungo è stato a capo del Gruppo, fondato dal padre. La morte di Monica Cavagnis è giunta come un fulmine a cielo sereno sia a Vertova, il paese dove era nata, sia a Gazzaniga, il comune dove risiedeva da tempo e dove era benvoluta da tutti per il suo carattere mite, sempre gioviale. Tutti la descrivono come una grande lavoratrice, benvoluta dai colleghi, attaccatissima alla famiglia, orgogliosa dei due figli, uno dei quali una grande promessa dell’enduro, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno.