
Confapi Brescia, inflazione non colpa delle PMI, ma della politica energetica dell'Europa
Piccole e medie imprese responsabili dell’inflazione? Confapi respinge le accuse al mittente, ovvero alla presidente della Bce Christine Lagarde, secondo la cui analisi due terzi degli aumenti del 2022 sarebbero da imputare all’aumento dei profitti. Accusa infondata secondo Confapi, che sottolinea invece come l’inflazione sia in buona parte generata dagli aumenti energetici. "Aumenti figli di una politica non corretta sul tema da parte dell’Europa – ha detto il presidente nazionale Cristian Camisa –. E la soluzione non è l’aumento dei tassi". Con un Euroribor a 3 mesi oltre il 3,5%, un’industria strutturata paga un tasso variabile del 4,5%, quelle con rating più basso arrivano al 7% e oltre. In questa fase, quindi, le aziende stanno semplicemente diminuendo il ricorso al credito bancario provando ad autofinanziarsi, stanno posticipando gli investimenti e tutto ciò sta già generando un rallentamento.
"Questa posizione – commenta il presidente di Confapi Brescia, Pierluigi Cordua (nella foto) – è suffragata dai dati che, nel Bresciano, ha rilevato il nostro Centro Studi. A fronte di un primo trimestre 2023 trainato dai positivi indicatori del 2022, nel secondo si registra un rallentamento degli ordinativi del comparto manifatturiero, così come degli investimenti e degli impieghi bancari ad essi destinati. Sono segnali di quanto la politica economica della Bce, contraddistinta da incrementi cospicui dei tassi di interesse attuati in un arco temporale compresso, stia colpendo con forza le nostre imprese. Una condizione che si somma ad oltre un decennio di gravissimi impatti per il nostro sistema produttivo, a partire dalla crisi del 2008 e seguita dagli ulteriori, pesanti choc causati da pandemia, crisi delle materie prime e della logistica, guerra in Ucraina, boom dei costi energetici, ai quali i nostri imprenditori hanno risposto con encomiabile impegno e responsabilità sociale".F.P.