MILLA PRANDELLI
Cronaca

Ottavia Piana, così è stata salvata la speleologa: numeri e tecniche dell’intervento nell’Abisso Bueno

Una task force di gruppi di soccorritori, ognuno con un compito diverso: dalla movimentazione della barella, all’esplosivo per rimuovere gli ostacoli, al telefono per restare in contatto col campo base, niente è stato lasciato al caso

Fonteno (Bergamo) – Per portare in salvo Ottavia Piana sono servite 75 ore di lavoro intensissimo. I tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico impiegati nell’arco di di quattro giorni sono stati 130 e con loro hanno collaborato, per la logistica esterna, i carabinieri, i vigili del fuoco, la protezione civile, la polizia stradale, la Prefettura di Bergamo, il Comune e la Parrocchia di Fonteno, ognuno con un proprio compito. Questo è emerso durante la conferenza stampa svoltasi mercoledì mattina alle 11, in prossimità del campo sportivo di Fonteno, sui monti sopra il lago d’Iseo, sponda bergamasca, dove da sabato notte è stato allestito il campo base.

Due differenti fasi delle manovre di soccorso per salvare Ottavia Piana
Due differenti fasi delle manovre di soccorso per salvare Ottavia Piana

"Il lavoro è stato complesso - ha spiegato Alberto Gabutti della Direzione Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale - Ottavia non è mai stata lasciata sola. Nell’Abisso Bueno ci sono sempre stati, contemporaneamente, almeno un medico e un infermiere, una decina di tecnici addetti alla movimentazione della barella su cui si trovava, i tecnici addetti alla disostruzione e altri specialisti”.

foto gruppo
Una squadra di soccorritori al campo base

Per potere intervenire è stata attivata una sinergia importante, coordinata dalla Prefettura. "Quando ci siamo attivati non avevamo sufficiente quantitativo di esplosivi – ha sottolineato Mauro Guiducci, vicepresidente del Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale - la polizia stradale ha avuto la responsabilità di trasportare gli esplosivi che ci sono stati forniti nonostante fosse sabato notte e che sono serviti usati per allargare i cunicoli dove è passata la barella su cui si trovava Ottavia Piana. Anche il lavoro di tutti gli altri soggetti coinvolti è stato indispensabile”. Durante l’incontro coi giornalisti è anche stato sottolineato, sempre da Guiducci che “Ottavia è stata determinante. Ci ha sempre spronato e non si è mai lamentata degli scossoni subiti durante il trasporto”.

Il primo abbraccio di Ottavia Piana con il fidanzato
Il primo abbraccio di Ottavia Piana con il fidanzato

"Siamo sempre stati in contatto con il ferito, tramite un contatto telefonico - ha sottolineato uno dei rappresentanti del Soccorso alpino - in grotta le radio normali non funzionano, quindi come Cnss abbiamo sviluppato un sistema di comunicazione interno alla grotta e un sistema esterno che permette, dal campo base al punto dove si trova il ferito, un collegamento audio 24h su 24h e monitorare quindi lo stato del ferito!