FRANCESCO DONADONI e GABRIELE MORONI
Cronaca

Covid, dopo il Denuncia Day: "Le nostre tragedie? Nessuno era pronto"

Dagli esposti dei familiari presentati in Procura emergono strazianti vicende umane e la cronaca di una risposta inadeguata

Una manifestazione di Noi denunceremo

Bergamo, 12 giugno 2020 - «Sbaglia chi pensa che noi, in quanto persone, famiglie, siamo disinformati e vogliamo solo criticare gli ospedali: noi critichiamo e denunciamo un sistema che non era affatto pronto". I referenti del comitato “Noi denunceremo“ sono il commercialista di Brusaporto Luca Fusco e l’avvocato Consuelo Locati: entrambi hanno perso il padre. Cinquanta, per ora, gli esposti presentati in Procura nel “Denuncia Day“. Nelle carte, le storie. Come quella dei fratelli Diego e Pietro Federici, di Martinengo, che in quattro giorni hanno perso papà Renato, 72 anni, deceduto l’8 marzo all’ospedale di Romano, e mamma Ida, 73, morta il 25 marzo in quello di Treviglio.

«I nostri genitori non erano numeri, ma persone. Il nostro dubbio è che medici e infermieri non avessero i mezzi, inclusi i posti letto, per curare tutti come bisognava fare". Mamma e papà erano persone sane. L’incubo è iniziato il 18 marzo, quando "era chiaro – spiega Diego – che nostra madre aveva una crisi respiratoria importante. All’arrivo dei soccorritori era emerso subito che si trattava di Coronavirus. Mia madre è stata portata a Treviglio con la saturazione bassa, e gli stessi operatori hanno consigliato di chiamare un’altra ambulanza per papà, poi portato a Romano. Era l’ultima volta in cui io e mio fratello abbiamo visto i nostri genitori". Poi la telefonata che diceva che il papà era peggiorato, la mamma restava grave, e che avrebbero iniziato a sedarla. "Alla precisa domanda “Ma la state uccidendo“ mi è stato risposto: “No, la stiamo facendo andare via senza soffrire“. L’ospedale ci ha avvisato della morte il giorno dopo, perché abbiamo chiamato".

C’è la tragedia di Maria Consuelo che ha perso il padre Ermenegildo, per tutti Gildo, ospite della casa di ricovero Maria Ausiliatrice di Bergamo, in via Monte Gleno. "Era entrato con la mascherina, mentre il personale non la portava. Io ho chiesto perché, e mi sono sentita rispondere che non erano ancora obbligatorie e che avevano avuto disposizioni di non indossarle per non spaventare gli ospiti", spiega Maria Consuelo nel proprio esposto.Un giorno ha visto ricoverare nella Rsa un paziente Covid, mentre a sua padre non è stato fatto alcun tampone. Il padre muore il 3 aprile, e lei non lo rivedrà più. Viene messo subito nella bara e portato al cimitero in attesa di cremazione.

C’è la storia raccontata da Monia Moretti, di Villa di Serio, che ha perso il papà Angelo Moretti, di Nembro, camionista. Era un alpino, e non si perdeva mai una sfilata. "Era stato ricoverato in ospedale ad Alzano Lombardo il 24 gennaio per problemi che non c’entravano con il virus. Dimesso il 19 febbraio, non era più lui, non aveva la forza di alzarsi dal letto". Il 24 febbraio i familiari lo avevano portato, sempre ad Alzano Lombardo, per una visita urologica, "e mi ricordo di aver visto medici e infermieri senza mascherina". Dopo la visita Angelo Moretti inizia ad aver febbre alta: "Abbiamo chiamato l’ambulanza, lo hanno portato all’ospedale di Treviglio e da lì al Poliambulatorio di Brescia: non l’abbiamo più visto. Le informazioni sono state poche. Ci hanno raccontato che gli avevano fatto la tracheotomia, giorno dopo giorno ci davano segnali negativi e continuavano a esserci complicazioni". Angelo Moretti è deceduto al Poliambulatorio il 14 marzo, la famiglia ha deciso di farlo cremare a Brescia.