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Coronavirus, il dramma di Michela Moioli: mio nonno ricoverato e solo, spero di rivederlo

Toccante post su Facebook della campionessa bergamasca: "Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo virus"

Michela Moioli con i nonni

Bergamo, 11 marzo 2020 - "Loro sono i miei nonni, Antonio e Andriana. Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti. Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo".

Comincia così il lungo e toccante post su Facebook di Michela Moioli, bergamasca campionessa olimpica di snowboard, che parla del nonno Antonio, classe 1935, positivo al coronavirus e ricoverato alla clinica Gavazzeni del capoluogo orobico.

"È il tipico bergamasco DOC - scrive Michela -  Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti". Adesso, a far precipitare la situazione, il dramma del Covid-19. "Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore - racconta ancora la campionessa -  e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza. Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli (tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro".

Michela conclude il posto rivolgendo un pensiero a tutti gli anziani, a tutti i nonni: "Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari: diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto. Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi. Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi".