FRANCESCO DONADONI
Cronaca

L’agguato a Simba La Rue: una vendetta eclatante della crew di Baby Touchè

Il giudice per le udienze preliminari di Bergamo sulle coltellate del 2022 a Treviolo: “Giustizia concepita come indebita intromissione nei regolamenti di conti”

A sinistra Mohamed Lamine Saida, detto Simba la Rue, e a destra Mohamed Amine Amagour, il rapper Baby Touché

A sinistra Mohamed Lamine Saida, detto Simba la Rue, e a destra Mohamed Amine Amagour, il rapper Baby Touché

Bergamo, 20 dicembre 2024 – Scrive il giudice, motivando la sentenza di condanna: “La vicenda si incardina nella contrapposizione tra i gruppi musicali facenti capo a Simba La Rue e Baby Touché, degenerata in una spirale di violenza sempre più efferata sfociata nel rapimento di Baby Touché (8 giugno 2022) che nella prospettiva della sua gang doveva necessariamente essere vendicato con un gesto ancora più eclatante”. La dinamica dell’agguato dimostra, infatti, che l’incontro, non concordato con la vittima, era preordinato all’aggressione della persona offesa, e non a un semplice chiarimento. L’episodio in questione è l’agguato del 16 giugno 2022 ai danni di Mohamed Lamine Saida, più comunemente conosciuto nell’ambiente come Simba La Rue, avvenuto in via Moro, a Treviolo, sotto l’abitazione dell’allora fidanzata di Simba, Barbara Boscali. Nelle sue dichiarazioni la Boscali aveva ammesso di aver organizzato l’aggressione in quanto stanca delle continue minacce e violenze fisiche subite dal fidanzato.

L’agguato

La Rue fu pestato e ferito con alcune coltellate da un gruppo orbitante attorno al trapper rivale, il padovano Baby Touché, per vendicare una rapina con pestaggio che quest’ultimo aveva subito qualche giorno prima (Simba la Rue per questo fatto è stato condannato in Appello dal tribunale di Milano a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni). Scenario che rappresenta l’appendice bergamasca della faida fra trapper, una rivalità musicale accompagnata da insulti più o meno velati contenuti nelle strofe delle rispettive canzoni e minacce verbali tra le rispettive “crew” fatta di aggressioni in serie, che si è conclusa con quattro condanne per tentato omicidio. 

Simba La Rue, pseudonimo di Mohamed Lamine Saida nato in Tunisia nel 2002
Simba La Rue, pseudonimo di Mohamed Lamine Saida nato in Tunisia nel 2002

L’analisi del giudice

Il gup Riccardo Moreschi ha ratificato il patteggiamento a 5 anni per Samir Benksar, 21 anni; sette anni in abbreviato il 31enne Youness Fouad e il 25enne Francesco Menghetti, accusati di aver aggredito con il coltello Simba La Rue, anche se loro hanno sempre smentito di essere stati armati. A sei anni è stato condannato, sempre in abbreviato, Moaad Amagour, il 25enne fratello di Baby Touché, che secondo la ricostruzione accusatoria avrebbe partecipato all’agguato, ma senza armi. Per i tre imputati il pm Emma Vittorio aveva chiesto 8 anni a testa. Le difese avevano invocato la derubricazione del reato in lesioni. Gli imputati sono agli arresti domiciliari. Simba non s’è mai costituito parte civile. La posizione di Boscali è stata invece stralciata, per cui si procede in separata sede. 

Sottobosco di violenza 

Il mondo finito nelle aule dei tribunali è quello dei trapper, che il giudice definisce “un mondo giovanile connotato da un inquietante vuoto valoriale associato a un culto dell’immagine e della popolarità ad ogni costo in cui la giustizia (dei tribunali) viene concepita come una indebita intromissione nel privato regolamento di conti”. Per rendere l’idea e semplificare, basta leggere alcuni messaggi pubblicati sui social dopo il sequestro di Baby Touché: “Zio, tenetevi pronti, perché ormai è guerra. Lo giuro sulla mia stessa vita che se non vedo uno a uno a terra con le pance aperte non sono un uomo…Voi pensate di averla chiusa la storia? Per me è appena iniziata… Quello (La Rue, ndr) doveva essere bucato alla gola per quello che ha fatto”.

L’agguato a Treviolo di Simba, è stato concepito, secondo il giudice, con la finalità di vendicare l’affronto subito da Touché mediante l’umiliazione pubblica di La Rue e non mediante la sua uccisione. Lo sfregio a forma di “T” sul volto di Lamine, l’effettuazione del video da parte di uno dei presenti quella sera, sono la controprova dell’intenzione di rendere pubblica l’azione.