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Da Vittorio, tutto partì da un azzardo: "I clienti non avevano mai visto uno scampo"

La storia del ristorante di Brusaporto tre stelle Michelin e della famiglia Cerea, bandiera della ristorazione italiana nel mondo

Enrico e Roberto Cerea (da Instagram)

Brusaporto (Bergamo) - L'impero ha la sua capitale in un piccolo paese ai confini della Val Cavallina. È grazie al ristorante "Da Vittorio" se Brusaporto, 5mila abitanti, è un nome conosciuto ormai in tutto il mondo. La suggestiva villa storica immersa nel verde ai piedi del colle Tomenone è infatti la base di una storia partita quasi 60 anni fa da un piccolo ristorante in centro a Bergamo. 

 

Tutto cominciò da un azzardo. Quello di Vittorio Cerea (classe 1936) e sua moglie Bruna che, nel 1966, puntarono su piatti a base di pesce, una novità assoluta per un territorio, quello bergamasco, legato per storia e cultura alla carne. "I clienti - ha raccontato Bruna in occasione del cinquantenario del locale nel 2016 - non avevano mai visto gli scampi. Li mangiavano con tutto il guscio". Sfidando la tradizione Vittorio e Bruna, che si erano conosciuti due anni prima nel bar dei Cerea, aprirono il primo locale nel centro di Bergamo, in viale Roma (poi diventato viale Papa Giovanni XXIII) e il successo arrivò presto.

Nel giro di pochi anni il ristorante divenne una tappa imprescindibile per gli appassionati del buon cibo, non solo bergamaschi. La fama di Vittorio crebbe insieme a riconoscimenti e prenotazoni, che iniziarono ad arrivare anche da molto lontano. Una crescita impetuosa, alimentata dalla tecnica e dalla curiosità di Vittorio e dai dolci di Bruna, che portò alla prima stella Michelin nel 1978, cioè solo 12 anni dopo l'apertura (in un mondo in cui l'unica vera promozione era il passaparola). E 6 dalla primo, storico, giorno di riposo della coppia. "Abbiamo deciso di riposarci per la prima volta nel 1972, otto anni dopo avere aperto", racconta Bruna.

Perché, da buoni bergamaschi, il lavoro è comunque la prima cosa. Vittorio aveva iniziato giovanissimo, a 16 anni, nello storico bar Nazionale, due anni dopo era passato al Balzer per poi aprire un bar tutto suo con i fratelli. "Le prime ferie le abbiamo fatte così: Vittorio aveva 40 anni", ha detto Bruna in un'intervista. 

Un impegno premiato nel 1996 con la seconda stella Michelin e nel 2010 la terza, diventando uno dei primi in Italia a raggiungere l'ambito traguardo. Nel frattempo, il ristorante si era trasferito nella villa di Brusaporto, trasformandosi in un piccolo grande paradiso non solo gastronomico ed entrando nella superguida "Relais Gourmand" dei migliori locali del mondo.

Dopo la scomparsa del fondatore, nel 2005 a soli 69 anni, pochi mesi dopo il trasferimento a Brusaporto, ad occuparsi di Da Vittorio, sono la signora Bruna e i cinque figli. Gli chef Enrico, detto Chicco, e RobertoFrancesco che si occupa della cantina e della ristorazione esterna, Rossella è responsabile dell’ospitalità nel ristorante e nella Dimora, mentre Barbara dirige Cavour 1880, il caffè pasticceria di Bergamo Alta. Tutti accomunati dalla passione per la cucina e l'ospitalità. "Quando erano piccoli, arrivavano a casa da scuola - ricorda Bruna - buttavano la cartella in un angolo e andavano in cucina o in sala".

Una storia di famiglia, alla quale si sono aggiunti anche i nipoti di Vittorio e Bruna, che ha trasformato un piccolo ristorante dove si cucina una cosa "esotica" come il pesce, in una holding dell'alta cucina con un fatturato da 15 milioni di euro all'anno, circa 160 dipendenti e locali in tutto il mondo: oltre il locale di Brusaporto, ci sono quelli di Milano e Portofino in Italia, quello di St. Mortiz in Svizzera, quello di Saigon in Vietnam e i due di Shanghai in Cina