Bergamo, 22 dicembre 2016 - Manca una borsa, e quella borsa conteneva il telefono cellulare. Chissà che non sia proprio il telefono a custodire la soluzione del giallo della dirigente d’azienda sgozzata l’altra sera a Bergamo mentre rientrava a casa. Erano da poco passate le 21, e Daniela Roveri, 48 anni, donna riservata, schiva, era davanti all’ascensore, con le sue scarpe rosse e la sua solita eleganza, sobria e mai ostentata. Con sé il borsone della palestra, la borsa del lavoro e la borsetta personale. Laureata in Economia e commercio, dirigente alla Icra di San Paolo d’Argon, viveva con la madre (vedova) al quarto piano della palazzina mattoni rossi di via Keplero, al civico 11, al quartiere Colognola, prima periferia della città, zona residenziale. Madre e figlia spesso facevano viaggi all’estero.
Un ritratto, il suo, che stride per il modo come è stata uccisa, sgozzata con un coltello (l’arma non è stata trovata). Un taglio netto alla gola, poi altri fendenti, una fine orribile. A trovarla in una pozza di sangue è stata proprio la madre. Ma ancor prima di lei il cadavere era stato notato da due vicini: un giovane che, uscendo per andare dalla fidanzata, si è trovato davanti il corpo della donna. È subito risalito in casa ad avvisare il padre che è sceso e ha chiamato la polizia.
Nello stesso istante in cui anche la madre di Daniela usciva dall’ascensore trovandosi davanti a una scena agghiacciante. Un cadavere accanto il borsone della palestra, un’altra borsa, ma non quella con all’interno il cellulare, che potrebbe fornire indizi preziosi sul movente dell’omicidio. Ad esempio chi è stata l’ultima persona che Daniela ha visto, i suoi contatti, gli amici che frequentava. Una rete di collegamenti utili alle indagini.
Le ipotesi su cui stanno lavorando gli agenti della Squadra mobile della Questura di Bergamo, diretta da Giorgio Grasso e coordinati dal pm Davide Palmieri, sono principalmente due: quella della rapina sfociata in tragedia, commessa da qualcuno che si è appostato per attedendere la donna al suo rientro.
L’altra, quella di una pista passionale: chi ha ucciso Daniela la conosceva bene, e in quest’ottica l’analisi delle chiamate e dei messaggi nelle ore precedenti il delitto potrebbe essere fondamentali. Gli inquirenti hanno già sentito parenti, vicini, amici, colleghi di lavoro, e tutti hanno dato un ritratto pressoché identico di Daniela: una donna molto seria e riservata. E allora chi può averla ammazzata martedì sera mentre assieme alla madre tornava a casa dopo un’altra giornata di lavoro? L’omicidio si è consumato in un lasso di tempo breve: quello necessario alla madre di Daniela di portare l’auto in garage, salire in casa con l’ascensore e aspettare l’arrivo della figlia.