Bergamo – Anche per chi è in carcere lo studio può rappresentare una via per il riscatto sociale. Ne è un esempio la circondariale “Don Fausto Resmini”, dove gli studenti-detenuti iscritti all’università di Bergamo sono saliti da 4 a 12: due sono donne e 10 sono maschi. I corsi di laurea scelti sono economia aziendale, giurisprudenza, diritto per l’impresa nazionale e internazionale, filosofia, psicologia, scienze dell’educazione, ingegneria delle tecnologie per l’edilizia.
Il primo laureato del Polo universitario penitenziario sarà proclamato a dicembre, e continuerà a essere uno studente universitario in quanto si è iscritto a uno dei corsi di laurea magistrale promossi dall’ateneo. Un ateneo, quello cittadino, impegnato nel proprio ruolo di responsabilità sociale, che garantisce sostegno a iniziative e progetti dedicati a persone in condizioni di marginalità e fragilità. "L’istituzione del Polo penitenziario dell’università di Bergamo all’interno della casa circondariale - sottolinea la direttrice della casa circondariale, Antonina d’Onofrio - è un’opportunità formativa per le persone detenute che vogliano completare o semplicemente arricchire il proprio percorso di studi. È una scelta consapevole per una possibilità di maturazione e crescita personale; è un’occasione per aprirsi alla società, un valore che permette di guardare con occhi diversi se stessi e il mondo che ci circonda; un’opportunità per iniziare un nuovo percorso di vita all’insegna dell’espressione di legalità e della cultura ma anche del valore dell’umanità, perché la cultura è attenzione alla persona e ai valori di cui ciascuno è portatore; la cultura è umanità. Ringrazio il magnifico rettore, professor Sergio Cavalieri per la proficua collaborazione instaurata con questa direzione che nel corso dell’anno accademico 2024/2025 ha permesso a 12 detenuti di iscriversi a percorsi universitari che consentono loro attraverso l’istruzione la maturazione della propria persona in termini di rieducazione e di reinserimento sociale”.
"L’università – spiega il rettore Sergio Cavalieri - offre a questi detenuti una concreta possibilità di apprendimento, abbattendo quelle barriere che nella quotidianità esistono per chi sia iscritto da detenuto. E questo anche nella quotidianità, ad esempio, nel reperimento dei libri di testo”.