MARIACHIARA ROSSI
Cronaca

Dieci mesi di ricerche da premio con una proteina e un colorante

Cristina Chirizzi del Politecnico ha lavorato sul perfezionamento della chirurgia dei tumori cerebrali. Al progetto messo a punto col Besta l’organizzazione no profit Brainy ha attribuito una borsa di studio

"Ho incominciato a lavorare con l’Università di Milano tramite il Supra Bion Nano Lab, ed ero a conoscenza che l’Istituto Besta aveva bisogno di rendere più specifiche le operazioni neurochirurgiche che riguardassero l’asportazione del glioblastoma, in merito al quale purtroppo esistono poche ricerche e la cui prima diagnosi è a dir poco complicata, dato che si basa su sintomi piuttosto comuni come mal di testa e vertigini, così siamo partiti da zero", racconta la Cristina Chirizzi del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, che ha vinto la borsa di studio istituita dall’organizzazione no profit Brainy, nata nel 2020 per finanziare progetti di ricerca sulle malattie cerebrali. Durante il weekend appena trascorso, nel corso di una serata all’insegna della beneficenza organizzata dalla charity al Circolino di Bergamo, la giovane ricercatrice ha illustrato i risultati parziali raggiunti fino a questo momento dal suo team, conquistando l’attenzione del pubblico e i complimenti del Comitato scientifico di Brainy, che ha nel professore Gaetano Finocchiaro il principale rappresentante.

Il progetto sviluppato dal team di ricerca del Politecnico in collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta si è focalizzato sul potenziamento dei procedimenti tecnici per la visualizzazione dei margini tumorali durante la neurochirurgia, con l’obiettivo di rimuovere il glioblastoma, una delle forme più comuni e aggressive di tumore cerebrale maligno. La ricerca svolta dal team della dottoressa ha un valore enorme perché, se è vero che il glioblastoma rimane un male incurabile per la medicina odierna, è altrettanto vero che ottimizzando le tecniche di riconoscimento della massa tumorale è possibile migliorare la vita del paziente, riducendo il margine di errore ed evitando di compromettere il tessuto sano.

"Attualmente per riconoscere la zona sana da quella malata viene somministrato un tracciante colorato che una volta nel sangue si diluisce, con il rischio che sia poco selettivo e non riesca a essere preciso quanto dovrebbe. Il nostro lavoro è stato dimostrare, all’interno di un modello di cellula, che attraverso l’uso di un peptide creato da noi in laboratorio, una proteina specifica per le cellule tumorali, abbinato a un colorante, la fluoresceina, utilizzata già in clinica, non si perdesse la proprietà di riconoscimento delle cellule infette da parte del peptide, in modo da riuscire a essere utilizzato per guidare l’operazione chirurgica. Prima di dicembre sapremo se questa tecnica funziona anche sulle cellule dei pazienti malati e allora potremo dire di avere compiuto un piccolo passo per riuscire almeno a rispondere a questo male".

Eva Cividini, co-fondatrice di Brainy, che ha subìto sulla propria pelle la perdita del padre proprio per la stessa neoplasia cerebrale, ha manifestato una cauta soddisfazione: "La speranza è quella di dare il nostro contributo come famiglia ad una causa che ci sta particolarmente a cuore. Alla base del nostro interesse per la ricerca c’è il desiderio che sempre meno persone debbano vivere quelloche abbiamo passato noi. Per il prossimo anno abbiamo già pubblicato il bando per la borsa di studio e in progetto ci sono nuovi piani di finanziamento". Per inoltrare la propria candidatura, visitare il sito www.associazionebrainy.com.