FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Yara Gambirasio: quali sono i reperti che la difesa di Bossetti vorrebbe far analizzare

Gli avvocati del carpentiere condannato all’ergastolo tornano a chiedere un test del Dna che è già stato negato dalla Cassazione. Per ora è stato concesso solo di visionare il materiale

Massimo Bossetti, all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio (sotto) il 22 novembre 2010

Bergamo, 8 ottobre 2024 – Si parla ancora di reperti. Quelli che sono stati visionati ieri dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini - che assistono Massimo Bossetti - affiancati dal genetista Marzio Capra. Il carpentiere di Mapello, 53 anni, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha partecipato all’audizione in video-collegamento dal carcere di Bollate, dove si trova detenuto. Presenti anche la pm Letizia Ruggeri affiancata dal procuratore Maurizio Romanelli, e gli avvocati della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta.

I reperti

Udienza nell’aula di Corte d’Assise (presidente il giudice Ingrascì, a latere la collega Ponsero). Tra gli oggetti presenti e oggetto di osservazione – di maggior interesse per la difesa – i guanti (dove si trovavano due Dna mai identificati) che la piccola Yara portava la sera della scomparsa (il 22 novembre 2010), contenuti in una delle quattro scatole sigillate (tre erano state già visionate precedentemente) portate ieri in aula. Inoltre anche le chiavi e il cordino dell’I-Pad. Ma la lista dei reperti in possesso dei difensori di Bossetti non è stata ancora “depennata” interamente.

I legali, infatti, hanno chiesto di poter visionare – tra le altre cose – anche il materiale genetico, le foto dei reperti, e l’apparecchio per i denti che portava la 13enne. E per questo motivo la polizia giudiziaria dovrà quindi recarsi all’istituto di medicina legale per verificare dove siano conservati. La prossima udienza è stata fissata per il 2 dicembre.

I primi accertamenti

Gli avvocati di Massimo Bossetti, seppure senza sbilanciarsi su quali siano i reperti per i quali chiederanno ulteriori analisi, hanno confermato che sarà presentata un’istanza su questo. A maggio, gli avvocati avevano visionato il contenuto delle prime tre scatole di reperti dell’omicidio di Yara, la 13enne di Brembate Sopra ritrovata tre mesi dopo la sua scomparsa in un campo di Chignolo d’Isola.

Ma anche dopo la decisione della suprema corte per i difensori del carpentiere la vicenda giudiziaria non è chiusa. E sono quindi state presentate le istanze per poter visionare i reperti. Tutto era pronto il 20 novembre 2023 per la visione dei reperti. L’udienza era però saltata dopo l’ennesimo ricorso (non ammesso) degli avvocati di Bossetti in Cassazione contro la stessa sentenza che aveva concesso loro di vedere il materiale.

Un passaggio tecnico che, se fosse stata accolta l’istanza della difesa, avrebbe fatto la differenza, permettendo anche di analizzare i reperti. Poi la difesa ha insistito, proseguendo sulla richiesta di poter analizzare i campioni.