FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Tribunale, sentenza storica: coppia divorzia (in Italia) secondo la legge marocchina

Decisivo un regolamento europeo del 2010. Marito e moglie divorziano senza la separazione

Divorzio

Bergamo, 7 febbraio 2019 - Non solo divorzio con legge italiana. Il tribunale di Bergamo (prima sezione civile, in camera di consiglio) lunedì per la prima volta si è pronunciato sulla fine di un matrimonio secondo la legge marocchina. Divorzio diretto, senza separazione. Una sentenza pronunciata in base alla Moudawana, vale a dire il codice di statuto personale marocchino in vigore dall’8 marzo 2004, che garantisce alla moglie la via del divorzio nel caso subisca abusi o pregiudizi. Un divorzio, come si può ben vedere, molto semplificato.

Il caso di Bergamo riguarda una coppia originaria del Marocco residente nell’hinterland, genitori di tre figli minori e che avevano contratto matrimonio nel consolato marocchino di Milano: per discutere la causa, si sono affidati all’avvocato Mario Pistocchi, con studio a Dalmine, in via dell’Ovo. Sono stati loro, con una scrittura privata, a chiedere concordemente l’applicazione della legge di riforma del diritto di famiglia del proprio paese di origine. Nel diritto marocchino non esiste l’istituto della separazione ma quello del divorzio per mutuo consenso, con o senza condizioni.

Il tribunale di Bergamo ha preso atto delle volontà reciproca del divorzio diretto, verificando che le condizioni da loro concordate non fossero in contraddizione con le disposizioni della Moudawana e non danneggiassero gli interessi dei figli: riunitisi in camera di consiglio il 19 dicembre scorso, i giudici hanno ritenuto accoglibile la domanda di applicazione della legge del loro paese, come previsto dall’articolo 5 del Regolamento europeo 1259/2010, il cosiddetto Roma III.

Anche le condizioni del divorzio stabilite dal tribunale seguono le disposizioni del diritto marocchino: la custodia dei figli spetta in primo luogo alla madre, poi al padre che dal lato economico sarà obbligato al loro mantenimento con cibo, abbigliamento, cure mediche, istruzione e quanto indispensabile per la somma complessiva di 500 euro al mese. In questo caso specifico, la parti hanno confermato di essere autosufficienti e di aver già risolto ogni questione patrimoniale. Questo perché «le condizioni concordate dai coniugi, come modificate all’udienza del 19/12/2018 – si legge nella sentenza – non sono contrarie a norme imperative».

Una sentenza analoga, sempre in un caso di divorzio, era stata pronunciata dal tribunale di Bologna nel maggio del 2017. Allora i giudici avevano garantito alla moglie due particolari forme di tutela assenti nell’ordinamento giuridico italiano, dette “consolazione” e “pensione per il periodo di vedovanza”, di durata pari a tre cicli mestruali. Giudici italiani che in Italia applicano decisioni secondo la legge straniera: pronunciamenti a cui si andrà incontro sempre più frequentemente.