
Don Luigi Palazzolo
Un applauso scrosciante da parte di migliaia di fedeli bergamaschi si è levato ieri mattina in piazza San Pietro a Roma, subito dopo che Papa Francesco ha proclamato santo don Luigi Palazzolo, il sacerdote bergamasco, fondatore della Congregazione delle Suore Poverelle, che nell’Ottocento, nel borgo di Sant’Alessandro, a Bergamo, accolse orfani, malati e poveri.
Alla destra del pontefice era presente il vescovo di Bergamo Francesco Beschi con gli altri celebranti. In piazza San Pietro, tra le autorità, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, era presente anche il sindaco Giorgio Gori. I pellegrini provenienti da Bergamo, un migliaio, avevano raggiunto piazza San Pietro già intorno alle 7 del mattino: tra di loro, le suore Poverelle di Bergamo e Brescia, con in prima fila Gianlorenza Perani, 96 anni, sorella di suor Gianmarisa, miracolata da don Luigi. Numerosi i giovani provenienti dall’oratorio dell’immacolata, nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna, dove è nato il nuovo Santo.
"Negli anni ‘30 mio nonno aveva un tumore alla testa. Lo davano per morto e mio padre decise di portarlo a casa, per fargli trascorrere gli ultimi giorni in famiglia. Mia zia, suora Poverella, pregò insieme alle consorelle per mio nonno che guarì. Mio padre mi ha sempre detto che è stato un miracolo, sono venuto a Roma per ringraziare don Luigi santo", la testimonianza di Pietro Facchetti, di Pagazzano, uno dei fedeli presenti ieri mattina in piazza San Pietro.
Don Palazzolo è stato un prete moderno. Un giovane ricchissimo, appartenente a una delle famiglie più facoltose di Bergamo, che divenne sacerdote e da subito decise di mettersi al servizio dei ragazzi, degli orfani, dei più poveri. Decise che le prediche dovevano essere brevi e coinvolgenti, dichiarò che la catechesi andava fatta in maniera vivace e divertente, cosa impensabile a quei tempi. Magari utilizzando pure i burattini. Conosceva la musica e compose nuovi inni religiosi attingendo alla tradizione operistica. Fu un uomo di una fede immensa in un Dio che lui semplicemente definiva “L’adorabile infinito“.