Bergamo, 10 gennaio 2017 - Pochi praticano il gioco degli scacchi ma tutti ricordano i nomi di Anatolij Karpov e Garry Kasparov, i due campioni russi protagonisti di sfide incredibili. Ebbene, al secondo dei due, più giovane di una decina di anni, non riuscì mai, da astro nascente della scacchiera, l’impresa centrata da una bambina italiana di 12 anni: inchiodare sul pareggio in una gara simultanea il più anziano e pluridecorato maestro.
Accostare il nome di Elisa Cassi a quello delle due leggende ex sovietiche potrebbe apparire “blasfemo”, ma il talento di questa ragazzina bergamasca risulta merce rarissima se è vero che la Russia, patria degli scacchi, insiste per portarla un anno a Mosca e allenarla con i propri tecnici. Un’opportunità senza precedenti. A raccontare di Elisa alla federazione è stato proprio Karpov, all’indomani della sfida “choc” di settembre a Milano: il mito indiscusso venuto dall’Est contro quindici promettenti scacchisti lombardi, tra cui Elisa, seduti ad altrettanti tavoli, come si usa fare. «Con gli altri passava e faceva subito la sua mossa – ricorda la ragazzina, quasi con imbarazzo – con me si fermava di più cercando di studiare meglio la situazione». Che ad ogni giro diventava più complessa per l’ex campione del mondo, tanto che a un certo punto il silenzio della partita veniva spezzato da «una incomprensibile frase in russo. In poche parole, Karpov mi stava offrendo di fare patta». Che rispondere? «Beh, di solito non accetto il pareggio ma sarebbe stata una mancanza di rispetto, anche perché con quella richiesta Karpov mi stava premiando molto più di quanto avrebbe fatto una vittoria». «Sono io che le ho insegnato a non accontentarsi del pari: per me è una regola ferrea non accettarlo – sorride orgoglioso Ludwig Rettore, il maestro milanese di Elisa – ma quel giorno non poteva che fare così. Anche se, credetemi, quello di Anatolij non fu un premio: era davvero nei guai». Ludwig, 41 anni, già campione lombardo e ora istruttore federale, ha incontrato Elisa nel 2014 a un meeting giovanile e da allora sta lavorando il classico diamante grezzo.
I risultati sono arrivati in fretta: tra gli altri, titolo under 12 di campionessa lombarda prima e italiana poi. «Ciò che mi colpì fu la determinazione con cui studiava non solo le sue partite ma anche quelle degli altri. La passione e l’impegno fortificano il suo talento indiscutibile». «Mi piace preparare la tattica e poi seguirla, gli scacchi sono un gioco di strategia – si schermisce lei, dietro un sorriso – che ho imparato a sette anni da mia mamma e dai fratelli più grandi». Poi l’ingresso nel circolo Excelsior di Bergamo, le ore di studio quotidiano («anche tre o quattro al giorno») da affiancare ai compiti e agli sport. Elisa frequenta con successo la seconda media e pratica l’atletica «che mi piace come gli scacchi e mi diverte» oltre «a farle bene, perché l’attività fisica è importante», sottolinea mamma Lucia, insegnante di filosofia al liceo, impegnata a tenere la figlia alla giusta distanza dai riflettori. «Ha iniziato con me, è vero, ma dopo poco tempo non c’era più partita. Da amante degli scacchi ora sono sua tifosa e commento ogni partita. Mi deve sopportare». In questi giorni in famiglia non si parla d’altro che del possibile trasferimento di Elisa in Russia dove farebbe la terza media, allenandosi nella migliore accademia internazionale, con Ludwig come tutor. Lui, amico di Karpov, è come un ambasciatore italiano degli scacchi al Cremlino e tra pochi giorni volerà a Mosca con la ragazzina per un importante torneo e per mettere a punto ogni dettaglio della lunga trasferta. «Saperla via ci spaventa un po’ – ammette la mamma – ma non possiamo negarle una simile chance». Elisa, dal canto suo, non ha dubbi: «Mi toccherà imparare il russo».