
Cristina con il papà Claudio e il suo bambino
Bergamo - "Non metta il nome della farmacia, da ieri si è scatenato il putiferio, il clima è pesantissimo e la mia titolare ormai ha timore a rispondere al telefono per paura degli insulti dei no vax". A parlare è Cristina Longhini, di Bergamo, farmacista dietro un bancone a Milano. La sua storia personale, di figlia di una delle prime vittime della prima ondata di Covid a Bergamo, si lega la vicenda della farmacia in cui lavora con la proprietaria e un'altra collega, farmacia che ha deciso di non fare tamponi anti Covid anche per reazione alle violenze e alle aggressioni verbali che da settimane le professioniste (e moltissimi loro colleghi sparsi per l'Italia) subiscono dai no vax. "Mio padre Claudio è morto di Covid nel marzo del 2020 dopo sofferenze atroci, la sua bara era sui camion militari di Bergamo. Quando mi sento dire da alcuni clienti che il vaccino uccide mentre i morti per Covid sono un'invenzione, mi vengono le lacrime agli occhi".
Longhini, qual è il clima che respirate voi farmacisti? "Tremendo. Pugni sul bancone, urla. Prima ci insultavano se il Green pass non era pronto subito dopo la prima dose, non sapendo che dopo la prima somministrazione ci vogliono quindici giorni. Poi con l'introduzione dell'obbligo sui luoghi di lavoro, hanno iniziato a insultarci perché pretendono di fare il tampone per poter lavorare. E quando cerchiamo di spiegare che non li facciamo, capita di sentirsi rispondere 'Muori'. Si è instaurato un clima di odio e rancore. Molti, quando vedono che abbiamo la spilletta con la scritta 'Vaccinato', ci dicono che il vaccino è inutile, e che non è vero che si muore di Covid. Per me, che ho perso mio padre in quel modo, è tremendo. Le mie colleghe mi hanno detto che non vogliono mettermi in quella situazione".
E quindi basta tamponi ai no vax? "Abbiamo deciso di non fare tamponi, tout court. Invece puntiamo tutto sulla campagna vaccinale, sono già arrivati i vaccini e dalla prossima settimana partiamo con le terze dosi. Siamo contente perché già molti anziani sono venuti a prenotarsi, per loro la farmacia è più comoda rispetto agli ospedali o agli hub vaccinali".
Quali sono i motivi che vi spingono a non effettuare tamponi? "Sono diversi. Per esempio c'è una ragione logistica: per fare i tamponi ci vuole spazio, fuori dalla farmacie che li fanno si creano sempre code di persone che si mescolano con i clienti, spesso anziani. E' pericoloso. A volte i farmacisti si dividono tra banco e tamponi, si sta attenti ma qualcosa può sfuggire".
Ci sono altri motivi? "Noi farmacisti non siamo tutelati. Sono consigliera del Movimento Italiano Farmacisti Collaboratori, il cui presidente è Michele Scopellitti. Il Movimento sta portando avanti una battaglia affinché ci venga alzato il compenso, vista la mole di lavoro di questi mesi, e soprattutto ci venga riconosciuto il ruolo di operatore sanitario, con la relativa indennità di rischio che ora non abbiamo. In questi mesi di pandemia abbiamo fornito molti servizi sanitari: quando i medici di base non si facevano trovare abbiamo anticipato dei farmaci, facciamo visite, test, screening. E ora tamponi e vaccini. Senza nemmeno l'indennità di rischio. Al momento le offerte di lavoro per farmacisti sono di poche ore a settimana e solo per fare i tamponi".
Ci sono farmacisti no vax? "No. Anzi, non sa quanti messaggi di ringraziamento ho ricevuto dopo la trasmissione (Diritto e rovescio, dove per la prima volta ha raccontato la scelta della farmacia dove lavora, ndr) da parte di colleghi che mi hanno detto che in questi mesi si sono sentitti soli".
Secondo lei in molti ancora rifiutano il vaccino? "Ho la sensazione che ci sia moltissima ignoranza su questi vaccini, sentono la parola Rna e credono che si modifichi il Dna ma così non è. L'Rna si degrada ed è proprio per questo che gli anticorpi durano sei, otto mesi. Pur comprendendo il senso del Green pass, credo che il Governo avrebbe dovuto mettere l'obbligo vaccinale. E poi c'è una grossa responsabilità in chi comunica: le parole hanno un peso, non si può dare spazio a gente come Montesano. Per non parlare di quei partiti politici che da un lato, come accade in Lombardia, puntano orgogliosamente sulla campagna vaccinale, ma al vertice parlano alla pancia dei no vax".
Cosa direbbe a chi sostiene che il Green pass lede il proprio diritto al lavoro? "Se lo ricordano come eravamo messi un anno e mezzo fa? Non si poteva uscire di casa, i bambini non potevano andare a scuola. E lo sanno quanti hanno perso il lavoro da allora? Gente che prima aveva un posto e ora si ritrova seguita in psichiatria. Lo sanno che le vendite di benzodiazepine sono triplicate? Quando ho fatto la prima dose con Astrazeneca, un lotto poi ritirato, sono stata male. Non si fa a cuor leggero, ma dopo quello che abbiamo passato, il vaccino è liberatorio".