FEDERICA PACELLA
Cronaca

Gestione dei rifugiati Il modello Cellatica funziona Grazie alle piccole strutture

La difficoltà maggiore è la ricerca abitativa, complicato individuare case in affitto dove gli stranieri possano trovare una stabilità dopo la fuga da situazioni drammatiche.

Gestione dei rifugiati Il modello Cellatica funziona Grazie alle piccole strutture

di Federica Pacella

"Quando fai una richiesta di asilo politico è sempre perché ci sono delle ragioni importanti. Non è mai una strada semplice". Saman ha 24 anni, e da settembre è in Italia, dopo che ha lasciato il Pakistan, proprio per delle ragioni forti, che giustificano il riserbo sulla sua storia.

"Quando studi, capisci che tutti sono uguali e che non è giusto che una maggioranza possa tener sotto controllo o reprimere una minoranza. Per me siamo tutti uguali".

Da giovane donna, vivere da sola in un Paese straniero, senza un tetto e senza sapere la lingua, sarebbe stato difficile. Fondamentale è stato l’inserimento in un progetto Sai, Sistema accoglienza integrazione.

"Nessuno me ne aveva parlato, ho potuto conoscere questa opportunità informandomi da sola. Ma molti che non hanno questa possibilità, non conoscono neanche i loro diritti in qualità di rifugiati".

Come immagina il suo futuro? "Ho la speranza che i giorni brutti siano alle spalle e che giorni belli mi aspettino. D’altra parte, ci sono cose che mi mancano: ad esempio, mia sorella si sposerà, ed io non potrò esserci alla festa del suo matrimonio".

Alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che ricorrerà martedì 20 giugno, Saman ha portato la sua testimonianza durante Spaesamenti Fest, promossa da Sai Cellatica, Adl a Zavidovici con ARCI Saltabanco: uno dei 13 eventi promossi da Provincia di Brescia e Coordinamento provinciale dei progetti di accoglienza per stimolare il confronto e la conoscenza rispetto ai temi della migrazione, dell’asilo e dei diritti (stasera è la volta di Brescia).

"L’accoglienza nelle piccole strutture – spiega Maria Marelli, coordinatrice Sai Cellatica di cui Adl a Zavidovici è ente gestore - favorisce il benessere delle persone e l’integrazione nella società. Non fa rumore, perché funziona". La grossa difficoltà, ora, è la ricerca abitativa, perché si fatica a trovare case in affitto, dove i rifugiati possano crearsi una loro stabilità autonomamente. Oltre al progetto di cui Cellatica è capofila, nel Bresciano ci sono altri 11 progetti Sai per un totale di 627 posti. In Lombardia, secondo i dati ministeriali aggiornati a marzo, i posti totali sono 3758, di cui 1702 solo a Milano, mentre per province come Como e Monza non risultano progetti attivi. Primo step dell’accoglienza sono invece i Cas, Centro di accoglienza straordinaria, che spesso diventano però luogo di permanenza ad oltranza, in attesa che il percorso prosegua nei Sai per chi ne ha i requisiti; non a caso, nei mesi dei grandi arrivi dall’Ucraina si sono sprecati gli appelli, soprattutto verso i Comuni, a metter a disposizione più posti per l’accoglienza, per favorire quella è il modello. Molti Comuni hanno aderito – sottolinea il sindaco di Cellatica, Marco Marini – ma è ovvio che serve una certa sensibilità per fare queste scelte. Qui il sistema funziona, non abbiamo avuto problemi". Impossibile non rivolgere un pensiero ai 600 morti al largo della Grecia. "Una situazione molto triste, erano persone scappate per un motivo serio", sottolinea, grazie alla traduzione di Iman (operatrice sociale di Adl), una famiglia fuggita dalla guerra in Libia. "Dovremmo creare una giornata del ricordo per queste vittime del mare", l’auspicio del sindaco Marini.