Bergamo – È stata condannata a 18 anni Krystyna Mykhalchuk, la colf ucraina di 28 anni (presente in aula) finita a processo per omicidio volontario aggravato per aver spinto dalla finestra del terzo piano Rossana Aber, pensionata di 77 anni: era il 22 aprile del 2022, a Colognola, quartiere di Bergamo. La lettura della sentenza, pronunciata dal presidente della Corte d’Assise Ingrascì (a latere la collega Nava), è arrivata dopo oltre due ore di camera di consiglio. L’accusa sostenuta dai pm Marchisio e Schininà aveva chiesto la condanna a 23 anni ma la Corte ha riconosciuto all’imputata le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Una volta espiata la pena, Mykhalchuk sarà espulsa. Ai figli della vittima una provvisionale di 100mila euro a testa. I difensori, avvocati Pezzotta e Pelillo, hanno annunciato che “leggeremo le motivazioni della sentenza tra 90 giorni ma possiamo già dire che la impugneremo. Da capire come è stata fatta la valutazione della comparazione delle circostanze e come è stato superato il criterio del ragionevole dubbio”.
Per loro infatti sussistevano diversi dubbi rispetto alla colpevolezza dell’imputata che aveva ammesso di aver effettuato tre prelievi con il bancomat della vittima per duemila euro a causa della propria ludopatia. Ma si era sempre dichiarata innocente rispetto alla morte della signora. Commossi i figli della 77enne, cosi come la sorella della vittima con la quale sarebbe dovuta partire per un viaggio a Tenerife. Nessuno dei parenti ha mai creduto alla tesi iniziale del suicidio. Un passo indietro. Durante i loro interventi, i difensori avevano sostenuto: “Non ci sono prove che l’abbia buttata giù dalla finestra. La nostra assistita è rimasta libera per un anno e mezzo: se fosse colpevole non sarebbe andata nel suo Paese d’origine, parliamo dell’Ucraina di adesso, poi, dove regna il caos, facendo facilmente
p erdere le sue tracce? Prima di condannare alla morte civile una persona dovete essere certi della ricostruzione”. E ancora: “Può essere condannata per i prelievi (con il ncomat, ndr) che l’imputata ha ammesso di aver fatto con il bancomat della vittima”. Ma per l’omicidio, che per l’accusa sarebbe stato compiuto dopo che la pensionata aveva rinfacciato i furti alla 28enne, permangono troppi punti interrogativi per avallare una ricostruzione accusatoria basata “su suggestioni”.Secondo i difensori nella tesi offerta dall’accusa alcuni elementi non tornano. A cominciare dal fatto che la vittima, fino a pochi minuti prima di morire, quando era stata in banca a bloccare la carta e poi da un’amica di un’agenzia viaggi confidandole l’accaduto, era convinta che il bancomat le fosse stato clonato. “Non ha mai esternato sospetti verso l’imputata. E nessuno dei testimoni ha sentito litigi; né alle spalle della vittima, mentre cadeva dalla finestra, è stato notato qualcuno”. La ludopatia. Mykhalchuk era già stata scoperta da altri datori di lavoro “a rubacchiare”, “perché ludopatica e perennemente a caccia di denaro, è una malattia e come tale deve essere trattata: ma in tutti i casi si era scusata e aveva risarcito. Ha sempre chiesto scusa a testa bassa restituendo quanto rubato. Perché avrebbe dovuto comportarsi diversamente con la signora Aber?”. Nelle repliche il pm Marchisio ha aggiunto: “Mettendo assieme tassello dopo tassello siamo arrivati a oggi. Sono elementi coerenti che puntano tutti in una unica direzione”. L’avvocato Zonca (che assiste per il figlio e la figlia della pensionata): “Per la famiglia era importante avere giustizia”.