Bergamo – Bergamo rende omaggio a Enzo Tortora a quarant’anni dall’arresto per associazione per delinquere di stampo camorristico e per traffico di droga. Fu un clamoroso errore giudiziario - in primo grado Tortora venne condannato a 10 anni di reclusione, sentenza ribaltata dalla corte d’Appello e dalla Cassazione che lo assolsero - che travolse il popolarissimo volto televisivo.
Con una cerimonia, ieri sera i giardini di piazza Dante, uno dei simboli del centro del capoluogo orobico, di fronte al palazzo che ospita gli uffici della Procura della Repubblica, sono stati intitolati al giornalista scomparso nel maggio del 1988. Al disvelamento della targa era presente, con il sindaco Giorgio Gori, anche la figlia di Tortora, Gaia, oggi giornalista a La7, che sempre ieri, alle 18, nella Sala Galmozzi di via Tasso, ha presentato il libro dedicato all’odissea giudiziaria di suo padre, intitolato ‘Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia. Storia della mia famiglia’.
All’evento - oltre un centinaio i presenti - ad un certo punto ha fatto capolino il procuratore capo di Bergamo, Antonio Chiappani. Gaia Tortora è corsa a salutarlo e i due si sono abbracciati. «Ringrazio il sindaco Gori e la Giunta comunale per aver pensato a mio padre - ha sottolineato durante il suo discorso la figlia del conduttore televisivo -. Ho la possibilità in questo modo di non legare alla splendida città di Bergamo solo quel terribile ricordo di mio padre rinchiuso nel carcere di via Gleno (la casa circondariale dove Enzo Tortora rimase rinchiuso per qualche mese, ndr). Lì dovevo venire per incontrarlo. Ricordo ancora quel tavolo lungo che ci divideva, e le braccia allungate per stringerci almeno le mani. Grazie a questa iniziativa potrò restituire il respiro alla sua memoria. La libertà passeggerà nei giardini della piazza. E io con essa».
La decisione di intitolare a Enzo Tortora i giardini di piazza Dante è stata presa dalla Giunta raccogliendo una proposta di Radicali e +Europa (Enzo Tortora fu europarlamentare del Partito radicale).”Una scelta doverosa, in onore di una persona che è il simbolo della ricerca di verità e giustizia”, ha spiegato Gori. Che poi ha ‘rassicurato’ il procuratore capo Chiappani: “La targa non è stata messa di fronte alla Procura come una provocazione, bensì come monito”.