
Giornata dell’Alzheimer. In Lombardia accertati almeno 160mila casi: "Incide anche lo smog"
Età, genetica, ma anche fattori ambientali e culturali. C’è un mix di tutti questi elementi all’origine della malattia di Alzheimer, di cui oggi ricorre la Giornata Mondiale. Come spiegato da Cristina Geroldi, responsabile unità Alzheimer dell’Irrcs Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, "la prevalenza negli over 65 è intorno al 2% di popolazione, ma raddoppia ogni 5 anni di età. Le diagnosi aumentano perché ne facciamo di più e sempre più precocemente". Ad oggi non c’è un osservatorio nazionale che permetta di registrare puntualmente il numero dei casi: potrebbe arrivare il prossimo anno con i fondi del Pnrr.
In Lombardia si parla di circa 160mila persone; in Italia 1.200.000 con demenza, di cui 730mila con Alzheimer conclamato. "È una malattia fortemente correlata con l’età avanzata – spiega Alessandro Padovani, presidente della Società italiana di neurologia, direttore della Clinica neurologica Asst Spedali Civili e della Scuola di Specializzazione in Neurologia di UniBs – ed è associata ad alterazioni a carico di alcune proteine".
Patologie cardiovascolari, diabete, malattie croniche sono fattori di rischio, ma non sono le uniche. "Ci sono anche fattori ambientali. Chi vive in ambienti inquinanti ha un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche correlate all’invecchiamento e all’Alzheimer in particolare. E poi c’è anche l’ambiente culturale: chi ha avuto una vita attiva sul piano culturale ed intellettivo tende ad ammalarsi in modo tardivo. Ci sono poi fattori, come la solitudine, che giocano un ruolo nell’invecchiamento cerebrale, ancora da identificare". Più rari i casi tra i giovani, correlati a fattori genetici: a Brescia, in Asst Spedali Civili, si sono registrati un caso di una 29enne (veronese) e di un 34enne (bresciano). E le cure? "Ci sono due farmaci in fase di valutazione da parte dell’Ema, che sembrano garantire un rallentamento del 30-40% in pazienti già affetti dalla malattia", spiega Padovani. Qualora fossero approvati, non sarebbero però indicati per tutti. "Ad oggi – commenta Geroldi – lo stato dell’arte è quello di 20 anni fa, abbiamo 4 farmaci a disposizione, che modificano poco il decorso della malattia".