BOTTANUCO (Bergamo)
È il giorno della verità conquistata, dell’amaro sollievo e, come sempre, del dolore. Bruno Verzeni tiene in mano un foglio. Accanto a lui la moglie Maria Teresa Previtali e i figli Melody e Christopher. Alle due e 38 minuti di un torrido pomeriggio di fine agosto, percorrono il prato e si avvicinano al cancello. "È un comunicato, poi basta", dice Bruno. La voce del padre di Sharon è commossa mentre legge. "A un mese dalla morte di nostra figlia la notizia di oggi ci solleva, anche perché spazza via tutte le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e Sergio. Ringraziamo innanzitutto i carabinieri e la procura della Repubblica di Bergamo per la competenza e la tenacia che hanno dimostrato. Inoltre un ‘grazie’ sentito ai nostri avvocati, che con i loro preziosi consigli e la loro vicinanza ci hanno supportato in questo periodo doloroso. Grazie a coloro che hanno testimoniato e hanno permesso di arrivare ai risultati di oggi. Vogliamo che l’assurda e violenta morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità in tutti al tema della sicurezza del nostro vivere. Ci affidiamo a Dio per aiutare noi e Sergio a convivere con il nostro dolore e con il pensiero di quello che nostra figlia ha subito in questi momenti. Grazie".
Non aggiunge altro. Si incammina verso casa. Signor Verzeni, se l’aspettava? "Me l’aspettavo sì", risponde Bruno. Le parole di un padre ferito nell’intimo, nell’affetto più caro. Le parole di un uomo e di una famiglia dove il sentimento religioso è radicato e profondo. L’amarezza non metabolizzata per quelle che Bruno Verzeni ha definito "speculazioni" sulla vita della figlia e del compagno, le illazioni, i sospetti ingiustificati. E ancora il pensiero di una persona che si sente parte di una comunità ed esprime la volontà che l’assurda morte di Sharon accresca la sensibilità in tema di sicurezza.
Sergio Ruocco, il fidanzato di Sharon, dopo essere rientrato, è uscito in giardino solo per brevi momenti. Cosa filtra, con il trascorrere delle ore, dalla linda villetta al numero 54 di via Adda, a Bottanuco? Sussurri riportano all’esterno le voci di persone che hanno atteso per un mese vivendo il loro strazio giorno per giorno. "È arrivata – così viene raccolta la voce di Bruno da chi gli è vicino – la verità che aspettavamo. È una soddisfazione amara, nella situazione di chi ha perso una figlia e di chi ha perso la compagna. Un rinnovare, se possibile, il dolore". Sergio ha un tormento: "Il mio pensiero è sempre per Sharon che non c’è più. Penso a quella sera e che avrei potuto accompagnarla. Ho sempre in mente il suo sorriso".
Manca un minuto alle sette di sera quando Sergio esce, accompagnato dai genitori di Sharon, vicini, protettivi, che lo indirizzano, lo guidano. "Facciamo solo una dichiarazione", premette Bruno Verzeni. Il compagno di Sharon legge un breve comunicato, che in parte ricalca quello letto qualche ora prima da Bruno Verzeni. "Dopo un mese di incertezza, la notizia finalmente mi ha dato un po’ di sollievo perché cancella tutte le illazioni dette su di noi. La mia vita è cambiata per sempre. Nulla mi potrà ridare Sharon e i bei momenti passati insieme. Manterrò vivo il suo ricordo per sempre e so che mi aiuterà a proseguire la mia vita. Ringrazio i carabinieri e la procura per la competenza e la tenacia dimostrate. Inoltre ringrazio coloro che con la loro testimonianza hanno permesso di giungere al risultato di oggi".
Come si sente dopo questa notizia? "Meglio sicuramente", è la risposta. Ha sentito molta pressione in questo mese? "Direi non più di tanto". Mezz’ora dopo si allontana sulla Clio con alla guida Melody Verzeni.