
Filippo Maria Pandolfi aveva Bergamo nel cuore Era l’ultimo grande democristiano vivente ad aver ricevuto nell’estate del 1979 l’incarico di formare un nuovo governo
È stato una delle maggiori personalità politico-istituzionali di Bergamo degli ultimi decenni. Un politico vecchio stampo, che ha saputo rappresentare il capoluogo orobico in forma non campanilistica ma in un contesto di unità nazionale ed europea, come gli hanno sempre riconosciuto anche i suoi avversari. Sono le caratteristiche che hanno contraddistinto per tutta la vita l’attività di Filippo Maria Pandolfi, bergamasco doc, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, partito al quale si era iscritto nel 1945, parlamentare dal 1968, più volte ministro e commissario europeo all’Innovazione e alla Ricerca nel 1988, scomparso ieri all’età di 97 anni nella sua amata Bergamo.
Pandolfi era l’ultimo grande democristiano vivente ad aver ricevuto, nell’estate del 1979, l’incarico di formare un nuovo governo, ma non riuscì nell’impresa e divenne così presidente del consiglio Francesco Cossiga. Da ministro delle Finanze e dell’Agricoltura e da commissario europeo, ha presidiato settori strategici per imprimere una spinta al processo di unificazione europea. Negli anni difficili del declino della prima Repubblica, ha rappresentato un esempio di correttezza e lealtà nella gestione della cosa pubblica. Numerosi i messaggi di cordoglio arrivati ieri dopo la notizia della sua morte.
"Pandolfi aveva grandi visioni per il Paese e sapeva ascoltare le più piccole realtà – il pensiero di Enrico Fusi, commercialista bergamasco, già assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, che ha conosciuto da vicino Pandolfi lavorando al suo fianco al ministero dell’Industria e in quello dell’Agricoltura, nei primi anni Ottanta, periodo nel quale il peso maggiore nella Dc bergamasca era quello della corrente dei “pandolfiani” –. Affrontava i temi della politica finanziaria o industriale con meticolosità e rigore. È per questo che ancora adesso, mentre la cosa pubblica è spesso gestita più dai burocrati che dai politici, uno come lui sarebbe utile, anzi necessario".
L’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, oggi europarlamentare, che durante il suo mandato assegnò la medaglia d’oro della Città di Bergamo a Pandolfi, sottolinea come "Bergamo gli debba essere profondamente riconoscente per quanto ha fatto". La sindaca Elena Carnevali, invece, lo ricorda così: "L’onorevole Pandolfi ha impegnato la sua vita a favore dei bergamaschi e dell’Italia, a partire dalla partecipazione alla Resistenza, all’impegno nella Dc provinciale, alla rappresentanza nel consiglio comunale di Bergamo e, poi, nei prestigiosi incarichi nel governo nazionale e nella commissione europea".