Bergamo, 14 novembre 2023 – In oltre due ore di requisitoria il pm Letizia Alosio ha ricostruito in Corte d’assise quanto accaduto la domenica del 30 ottobre 2022, una "tranquilla e ordinaria domenica che si è tramutata in una giornata di ordinaria follia". Chiaro il riferimento al titolo di un film.
E a farne le spese è stato Walter Monguzzi, 55 anni, di Osio Sotto, agente di commercio. Quel giorno (c’era il sole) voleva fare un giro con la sua moto Bmw, ma a Montello, in via Papa Giovanni XXIII, ha trovato la morte dopo un diverbio stradale scoppiato, al semaforo rosso, con l’imputato Vittorio Belotti, 50 anni, magazziniere di Montello (attualmente ai domiciliari) che con la sua Fiat Panda nera lo aveva urtato facendolo cadere nella corsia opposta dove era stato investito e ucciso da un’altra auto, una Bmw che stava sopraggiungendo.
L’imputato ha ascoltato seduto al fianco del suo difensore, Andrea Pezzotta. Testa bassa, dall’inizio alla fine dell’udienza, anche quando il pm ha pronunciato la richiesta di condanna a 24 anni per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, più sei mesi per la guida sotto l’effetto di cocaina. Per l’accusa l’imputato ha speronato il motociclista assumendosi il rischio che potesse finire come minimo con il suo ferimento. E nulla cambia, dalla prospettiva dell’accusa, che la causa diretta della morte sia stata l’investimento da parte delle ruote posteriori della Bmw.
Ricostruzione resa granitica dalle testimonianze, dai filmati delle telecamere (che per motivi tecnici, non registrarono i cinque secondi dell’impatto) e dalle stesse dichiarazioni di Belotti, intercettato in carcere nelle prime due settimane. Tutti i testimoni, ha ricordato il sostituto, hanno percepito la manovra dell’imputato come uno "speronamento volontario".
Vittorio Belotti in aula si era difeso raccontando che Monguzzi stava dando calci alla Panda e durante il terzo tentativo aveva perso l’equilibrio cadendo nella corsia opposta. L’accusa, citando le intercettazioni, ha sottolineato che si tratta di una versione suggeritagli dagli altri detenuti e che in altre conversazioni captate ammetterebbe di aver urtato la vittima volontariamente.
È un omicidio con dolo alternativo, ha argomentato il pm, aggravato dai futili motivi, perché c’è "una netta sproporzione fra i motivi della lite (un diverbio dopo che l’imputato aveva urtato un piede della vittima allo stop, al semaforo) e la morte di Monguzzi".