Non sono bastati due concorsi per rimpinguare gli uffici dell’Inps di Brescia che nel capoluogo ha la seconda sede più grande d’Italia, più 7 sedi decentrate dal Garda all’alta Val Camonica. Dai 324 dipendenti del 2019 si è arrivati oggi a sole 248 unità, destinate a scendere a 200, visto l’imminente uscita di 40 unità per mobilità nazionale. Due concorsi sono stati fatti in questi anni per l’immissione in ruolo di 92 unità, ma non si è riusciti a coprire questi posti per carenza di candidati e perché molti di coloro che hanno partecipato non sono poi venuti a Brescia. "In genere sono persone residenti nel Centro Sud che fanno i concorsi – ha spiegato Francesca Baruffaldi (nella foto), Fp Cgil Brescia, nella mobilitazione che si è tenuta venerdì con la Funzione pubblica della Cisl – e non vengono a Brescia perché è una città cara, per cui preferiscono non accettare, a meno di un trasferimento immediato. Questa è una situazione che grava su tutta la pubblica amministrazione. In Prefettura, ad esempio, su 7 nuovi funzionari destinati al Pnrr ne è arrivato solo 1".
Se pure andasse a regime l’immissione in servizio delle 92 unità previste, l’organico della Direzione provinciale risulterebbe inferiore alle 300 unità. "Una non congrua disponibilità di risorse umane della Direzione provinciale di Brescia – spiega il Presidente del Comitato provinciale Luigi Ducoli – non potrà che influire negativamente sia sulla quantità del lavoro da assicurare che sui tempi di risposta ai bisogni dell’utenza, con il concreto rischio di fornire servizi non all’altezza". F.P.