FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Omicidio di Pontirolo Nuovo: Roberto Guerrisi (che aveva un coltello) freddato mentre si allontanava

La ricostruzione del delitto: l’incontro “chiarificatore” e il primo fendente, il ritorno della vittima con alcuni familiari, il parapiglia e l’esecuzione

La ricerca dell'arma del delitto; a destra, la vittima, Roberto Guerrisi

La ricerca dell'arma del delitto; a destra, la vittima, Roberto Guerrisi

Pontirolo Nuovo, 4 gennaio 2025 – Aveva con sé un coltello Roberto Guerrisi, il quarantaduenne operaio della Tenaris, residente a Boltiere, sposato e padre di tre figlie, ucciso da un colpo di pistola al culmine di un acceso confronto con i familiari del fidanzato della figlia. Il dettaglio trova riscontro nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip nei confronti di Rocco Modaffari, 58 anni (assistito dall’avvocato di fiducia Occhipinti) reo confesso di aver sparato a Guerrisi.

Una personalità, quella dell’indagato, come scrive il giudice, allarmante se si tiene conto che, nonostante i ripetuti contatti con Guerrisi, quest’ultimo alla ricerca di una vendetta violenta per l’offesa ricevuta dalla figlia, Modaffari ha fatto ricorso all’arma.

I contatti precedenti

Tutto nasce in seguito a querela per percosse presentata dalla figlia della vittima il 28 dicembre contro il fidanzato. Guerrisi si presentava una prima volta in auto nel piazzale della ditta Db car, dove la famiglia Bonfiglio ha un’attività di commercio di autovetture, per chiedere conto di quanto accaduto tra i ragazzi al padre del giovane. Tra i presenti anche l’indagato Modaffari, zio del fidanzato della figlia di Guerrisi.

Questo primo incontro si era concluso civilmente con una stretta di mano tra la vittima e lo stesso Modaffari. Successivamente per come ricostruito dai carabinieri della compagnia di Treviglio e del Nucleo investigativo di Bergamo, ripercorre il giudice, "gli animi già accesi per la veemenza del Guerrisi si sono infiammati al colpo da questi sferrato al volto del padre del fidanzato arrivando ad una zuffa "che culminava con una coltellata vibrata alla spalla di uno dei presenti da parte del Guerrisi, mentre si trovava accerchiato dagli altri contro la propria autovettura". Dopo il primo atto la vittima si sarebbe allontanato per tornare mezz’ora dopo con altri sette parenti, tra cui un fratello.

Il parapiglia e lo sparo

L’esito della vicenda è ben descritto dal pm titolare del fascicolo, Golluccio, sulla scorta dei filmati che sono stati determinanti. All’arrivo delle otto persone la prima che si è avvicinata al cancello pedonale della ditta per parlare con loro è la moglie dell’indagato e sorella del titolare della ditta Db car.

La donna veniva successivamente raggiunta da Rocco Modaffari il quale, già in quel frangente, impugnava una pistola di piccolo calibro nella mano destra, arma detenuta illegalmente e con matricola abrasa. Al cancello si avvicinavano, poco dopo, anche altre due persone, tra cui il fidanzato della figlia di Guerrisi. Il cancello pedonale della ditta e quello carraio erano sempre chiusi. Sembrava che gli animi si stessero raffreddando.

Poi nelle immagini delle telecamere della ditta compare l’indagato che, tenendo la pistola nella destra, alzava la mano ad altezza d’uomo ed esplode due colpi, uno raggiunge Roberto Guerrisi mentre si stava allontanando.