
La fine delle botteghe Centri storici fotocopia con i re del franchising le farmacie e i servizi
di Roberto Canali
I centri delle nostre città stanno diventando dei deserti che non conosciamo, con le farmacie che prendono il posto delle ferramenta perché la popolazione sta invecchiando e fare le piccole riparazioni dentro casa non è più di moda, proprio come le botteghe che ormai hanno ceduto il posto alle grande catene del franchising. Il risultato è che, tolti i monumenti, la Lombardia delle mille piazze si assomiglia un po’ tutta. Secondo Confcommercio Lombardia negli ultimi dieci anni quasi 1.500 negozi al dettaglio sono scomparsi dalle città capoluogo dove paradossalmente la Ztl soffre di più della periferia. A Bergamo degli 84 negozi di Città Alta nel 2021 se ne sono salvati solo 72, mentre in periferia si è scesi da 1.297 a 1.183. Abbassano le saracinesce le botteghe e aprono i bar, gli alberghi e i ristoranti che fanno affari soprattutto grazie ai turisti: sono passati da 693 a 810. A Brescia le botteghe del centro erano 666 nel 2012 e ora sono 567, nel resto della città si è passati da 1.450 a 1.298. Per capire come la città ha cambiato pelle basta vedere la variazione delle singole categorie: i negozi che vendevano prodotti alimentari sono passati da 62 a 44, la telefonia invece è aumentata del 50% passando da 11 a 17 insegne.
I negozi di articoli per la casa e prodotti di uso domestico sono scesi da 62 a 45, quelli di libri e di dischi da 55 che erano nel 2012 ora si sono ridotti a 42. Non se la passa meglio Como dove negli ultimi dieci anni i negozi si sono ridotti di un quarto passando da 432 a 354, mentre nel resto della città sono scesi da 450 a 384. La presenza dei turisti ha moltiplicato i servizi di alloggio che in città murata da 30 si sono raddoppiati arrivando a quota 63, ai quali vanno aggiunti 23 alberghi e almeno una quarantina di resort, B&B e altre strutture ricettive. Sono raddoppiate anche le stazioni di carburante, passate da 3 a 6, ma in questo caso il turismo che interessa è quello del pieno dalla vicina Svizzera, un business che fino a poche fa con il taglio delle accise valeva decine di milioni di euro. Sull’altro ramo del lago, nel centro di Lecco, si è passati da 314 a 279 negozi mentre nel resto della città le attività commerciali da 194 sono scese a 155.