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L’ostacolo burocrazia. Tempi lunghi e sprechi

Il sindacato: un anno per i prolungamenti, i certificati temporanei creano dubbi

L’ostacolo burocrazia. Tempi lunghi e sprechi

Un anno per l’appuntamento per il rinnovo del permesso di soggiorno. Chi attende resta nel limbo. "Per rinnovare – spiega Ibrahima Niane, segretario generale Fillea Brescia – c’è un’attesa di 10 mesi per le impronte digitali, più altri quattro per il rilascio del permesso fisico. C’è carenza di personale in Questura, ma è assurdo anche che siano richiesti documenti come la residenza, il contratto di lavoro, la dichiarazione dei redditi che sono già nella disponibilità dello Stato".

Nell’attesa, il cittadino non comunitario ha un’attestazione che gli consentirebbe di lavorare, ma deve superare le diffidenze delle imprese. "Inoltre non sono consentite assunzioni con ricevuta superati i quattordici mesi dal rilascio. E se nasce un figlio, il genitore a cui è scaduto il permesso di soggiorno non può provvedere al rilascio del documento intestato al minore appena nato e non ha il diritto di rientrare nel proprio Paese di origine. È inaccettabile che con la tecnologia sia permessa una spesa di denaro e di tempo così eccessiva". In alcuni Comuni, come a Brescia, occorre poi rivolgersi ad un tecnico (pagando) per il documento di idoneità abitativa. Non stupisce, quindi, se diminuiscono i cittadini non comunitari regolarmente presenti con soggiorni di lungo periodo. Ma sono tanti anche gli ostacoli nel ricongiungimento famigliare. "Sono previsti minimo due anni di attesa, uno per il rilascio del nulla osta e un altro per ottenere un appuntamento con l’Ambasciata al fine di ottenere il visto. Molte persone non hanno la possibilità di attendere e sono costretti a intraprendere il viaggio della speranza, mettendo donne, bambini e uomini in mano ai trafficanti, su precari e pericolosissimi barconi". F.P.